Si leggono varie cose sugli spazi teatrali romani, che pure dovrebbero avere un valore particolare per la cultura e la tradizione cittadina. Perso l’Eliseo dietro le compravendite di Luca Barbareschi, il Valle in restauro, il Quirino ha cambiato gestione, i teatri di cintura mollati dalla casa madre.

A tutto questo si è aggiunto circa un anno fa il crollo di una parte del Globe di villa Borghese che fu affidato da Veltroni sindaco a Gigi Proietti. Purtroppo i sopralluoghi e i controlli degli organi preposti hanno da poco dato il parere definitivo, che la struttura va demolita.

In questo poco roseo paesaggio, mancano solo le nomine al teatro di Roma, quello interamente «pubblico», ma che voci sempre più insistenti danno per affidato a una struttura di governo inquietante: il Cda (di cui «per distrazione» si erano dimenticati dovesse avere un equilibrio tra presenze maschili e femminili) pare stia per essere finalmente ratificato. Ma tra i suoi membri figurerebbero ex attori o attori la cui carriera è stata ridimensionata. Che si immagina non avranno un atteggiamento sereno verso quelli che un tempo erano loro colleghi e che loro dovranno ora amministrare…

MA L’ELEMENTO più curioso, e meno comprensibile, riguarda oggi la vicenda del Globe. Se ha cominciato a crollare per il legno fatto marcire dalla pioggia, e il comune ha deciso l’abbattimento, suonano quanto meno «irrituali» le lamentele di chi vi è interessato.

Sarebbe curioso che a prevalere nella decisione fosse il gruppo composto dagli eredi della famiglia Proietti (la moglie e le due figlie), che forse hanno ricevuto dal padre in eredità quel manufatto? Sembra improbabile, perché quel teatro è una sede pubblica su territorio demaniale…

Ancora meno comprensibili le dichiarazioni di necessità della ricostruzione da parte dei fratelli Toti. Quei costruttori romani, che elevarono la struttura mettendo il nome del padre nella sigla del teatro, erano tornati alla ribalta pochi anni fa, quando ci fu il tentativo di forzare la costruzione del nuovo stadio a Tor di Valle.

Andò a monte, e tra le possibili alternative uscì l’idea ancora più folle di edificarlo sulla via Ostiense. Qui fu la stampa locale a rivelare che il restauro dei Mercati generali era stato effettuato proprio dai fratelli Toti, da diversi anni in vertenza col comune, perché vorrebbero l’usufrutto proprietario di una parte delle palazzine restaurate, che continuano a tenere sbarrate, con una battaglia che fa lettera morta della rinascita culturale per tutto quel quadrante imponente della città…. Chi sarà il prossimo di scena?