In una mattina di un ottobre romano particolarmente inclemente sette persone bussano alla porta di un piccolo convento di periferia. La novizia che li accoglie esita, pensa alle regole rigide che regolano la vita delle suore, li tiene sulla porta. Sono le suore più anziane a forzare la mano facendo entrare gli ospiti senza neppure consultare la madre superiora. È il 17 ottobre 1943. Anche se le suore ancora non lo sanno, il giorno prima i nazisti hanno fatto incursione nel ghetto e deportato un migliaio di persone, la cui sorte è per tutti ancora incerta. Dei lager e dello sterminio a Roma si sapeva ancora pochissimo ma che il pericolo fosse estremo lo si sentiva a pelle. La persecuzione era alla luce del sole. Comincia così Il secondo piano (Ponte alle Grazie, pp. 278, euro 16.90), il nuovo libro di Ritanna Armeni, forse il migliore nella storia segreta delle donne nel Novecento che, titolo dopo titolo, senza seguire un percorso preciso ma guidata da una stella polare fissa, la scrittrice sta componendo da una decina d’anni.

LA STORIA È VERA ma il libro merita la definizione di romanzo: la trama avvince e coinvolge come sanno fare solo i romanzi. Gli ebrei verranno nascosti al secondo piano del convento e presto la pattuglia dei perseguitati diventerà anche più numerosa. Al piano terra i tedeschi chiederanno però di installare un’infermeria per i loro soldati. Le suore si troveranno così in una situazione al alto rischio e altissima tensione: tra le mura del loro convento ci sono sia i persecutori che i perseguitati e se questi ultimi fossero scoperti la punizione degli occupanti si abbatterebbe su di loro. Neppure il Vaticano riuscirebbe a proteggerle. E che dire del tuttofare fascista che spia le finestre serrate del secondo piano e sospetta, ansioso di dare una mano all’alleato nazista? O dei bambini ebrei che, per quanto le suore si sforzino di tenerli a freno, sfuggono al controllo e rischiano ogni giorno di provocare il disastro? Il secondo piano è un romanzo storico che avrebbe fatto impazzire Alfred Hitchcock.

INTORNO C’È ROMA nella sua stagione più tragica, i nove mesi dell’occupazione nazista. Pochissime opere, scritte o filmate, sono riuscite a rendere con tanta immediatezza il terrore e la minaccia plumbea sempre incombente di quegli interminabili mesi, con gli alleati alle porte che non arrivavano mai, la guerriglia dei partigiani, la stretta nazista sempre più feroce, le esecuzioni, le Fosse Ardeatine. L’autrice non ha bisogno di descrivere nei particolari la tragedia di Roma città aperta e schiacciata. Aggiunge solo, con parsimonia, brevi note storiche per illustrare cosa succedeva di mese in mese nel contesto, sul fronte e nella città occupata. Per il resto osserva gli eventi con gli occhi di suore che vivono distanti dal centro, quasi ignare ma non sprovvedute. Le sorelle aspettano con ansia le notizie centellinate dai preti che ogni tanto vanno a trovarle ma nel loro isolamento si trovano nel cuore della tempesta. Sono spettatrici attonite e insieme protagoniste che convivono col pericolo in ogni attimo delle loro giornate. Forse proprio questo doppio registro permette alla scrittrice di restituire con tanta forza tutta l’angoscia di quei mesi tremendi.

Nel cuore del convento ci sono le vittime, gli ebrei a cui i tedeschi danno la caccia. Ci si dimentica spesso che gli ebrei italiani non sapevano davvero cosa li aspettasse anche dopo la razzia del 16 ottobre. Si illudevano, prima di quel giorno, che i nazisti avrebbero mantenuto l’impegno a non perseguitarli in cambio di un riscatto in oro: «I tedeschi rispettano la parola data». Si ritrovano così braccati da un giorno all’altro, minacciati da un pericolo estremo di cui tuttavia non conoscono le dimensioni reali, nascosti in una città diventata scenario dell’incubo.

Ritanna Armeni non esprime giudizi sul silenzio del papa. Lo segnala, come segnala l’osceno articolo dell’Osservatore Romano che attribuiva la responsabilità delle Fosse Ardeatine ai partigiani. Però non si abbandona a facili sentenze, non dimentica che circa quattromila persone, quasi metà della comunità romana, si salvarono nei conventi della Capitale. Neppure sul quesito irrisolto del ruolo di Pio XII nel riparo offerto agli ebrei l’autrice si esprime. Fu un ordine diramato ai conventi o un tacito assenso? Di certo il pontefice non poteva non essere al corrente di quello che succedeva nei conventi.

MA LE SUORE di questo libro non aspettano disposizioni, non eseguono ordini. Sono anzi tormentate dal dubbio di stare peccando con la contravvenzione alle regole. Immaginano, almeno all’inizio, di incorrere nella riprovazione delle gerarchie ecclesiastiche. Rispondono al loro cuore. Le protagoniste assolute del libro sono loro ed è evidente la fascinazione di un’autrice laica, di sinistra, femminista, per questo universo sconosciuto che si rivela molto più complesso e ricco di quanto dall’esterno di quelle mura ci si immagini.

Armeni scopre un protagonismo femminile ignoto, un’autonomia discreta, una profondità spirituale a volte sofisticata e altre volte ingenua però mai superficiale. Esplora un rapporto articolato e difficile con la rinuncia alla maternità, con la fede da un lato e la gerarchia maschile della Chiesa dall’altro. Racconta insieme la storia di Roma nel suo momento più buio e allo stesso tempo quella ignorata o dimenticata delle donne in tonaca del XX secolo.