«Il calo del Pil tedesco è un dato davvero preoccupante», spiega un broker di piazza Affari che si è allontanato per un attimo dal suo desk di palazzo Mezzanotte. «Non accadeva dal 2015, è la conferma che l’economia europea è in rallentamento, è il segno che nei prossimi mesi potremmo rientrare in recessione. Lei capisce perché qui sono tutti agitati… Mentre la Germania frena, il governo italiano ipotizza una crescita dell’1,5%. Lo scetticismo dei mercati non mi pare fuori luogo. E la permanenza dello spread sopra i 300 punti è la cartina di tornasole».

Dunque da ieri non c’è soltanto lo spread a impaurire i mercati finanziari. Il nuovo spettro si chiama recessione. Quando è stata diffusa la notizia che l’ufficio di statistica tedesco il 23 novembre avrebbe diffuso i dati sul un calo delle esportazioni e dei consumi privati e che il Pil 2018 della Germania potrebbe attestarsi all’1,5% mentre nel 2019 potrebbe collocarsi nel range 1,4-1,7%, qualcuno ha cominciato a preoccuparsi seriamente. E gli operatori hanno guardato con ancora maggiore scetticismo alla manovra italiana con le sue discutibili previsioni di crescita.
Ieri il differenziale tra Btp e Bund ha chiuso a 310 punti base da 303 della chiusura di martedì dopo aver toccato i 315 punti nel corso della giornata Il rendimento del decennale italiano ha toccato il 3,48%.

La Borsa di Milano (-0,78%) ha archiviato la seduta in calo dopo un avvio di seduta pesante e un timido tentativo di rialzare la testa. Piazza Affari, peggiore in Europa, è stata appesantita dalle banche e dalle perdite di Mediaset e Tim, all’indomani della lettera di risposta del governo italiano alla commissione europea sulla manovra finanziaria. In fondo al listino Mediaset (-6,9%). In calo anche Mondadori (-3,9%) con i conti dei nove mesi e la forte svalutazione delle attività in Francia. Performance negativa anche per Tim (-3,1%), dopo la sfiducia dei consiglieri di Elliott al ceo Amos Genish. In rosso le banche con Bper (-3%) e Ubi (-2,6%). Rimbalza Carige (+5,2%) dopo il crollo di martedì. In positivo anche Pirelli (+2,2%) e Moncler (+2%).
Anche le Borse europee hanno chiuso in calo trascinate dall’andamento negativo di Wall Street. Sui listini del Vecchio continente hanno pesato, come osservano gli operatori, una serie di fattori tra cui il calo del Pil della Germania, le incertezze sull’intesa per la Brexit e lo scontro tra Italia e Ue sulla manovra.

Assieme ai timori per lo spread nella comunità finanziaria serpeggia uno scetticismo crescente per i titoli di Stato. E questo per l’Italia, così indebitata, è un problema serio. Ieri il Sole 24 ore ha pubblicato un sondaggio di Bank of America Merrill Lynch dal quale emerge che i gestori di fondi di investimento hanno indicato nei titoli di Stato e nelle obbligazioni societarie l’investimento peggiore se si guarda al 2019. Secondo i gestori dei fondi il gigantesco mercato dei bond che ha sorretto gli stati negli ultimi decenni tende a decadere. E le banche centrali non lo sosterranno più come in passato. Secondo il sondaggio la Fed ha già alleggerito i suoi bilanci dai titoli di Stato e la stessa Bce, come è noto, da gennaio cesserà l’acquisto dei titoli di Stato che ha sorretto l’economia italiana per anni. In questa prospettiva si creerebbe il paradosso di una stretta creditizia in presenza di un rallentamento dell’economia europea. Malgrado queste ombre il governo italiano sembra voglia andare controcorrente. Solo i fatti potranno dire chi ha ragione.