Il governo Scholz trova il compromesso con i democristiani sul reddito di cittadinanza: sì all’aumento di 53 euro dell’assegno mensile a partire dal 1 gennaio in cambio di sanzioni per chi non rispetta le regole, dimezzamento del tempo in cui i costi dell’alloggio saranno rimborsati senza verifiche (da 2 a 1 anno) e riduzione del valore massimo di patrimonio personale per poter accedere al sussidio sociale (da 60 a 40 mila euro).

Si chiude così, con la limatura dei numeri più ostici, il braccio di ferro politico sul Bürgergeld, dopo settimane di scontro frontale fra la coalizione Semaforo e la Cdu-Csu culminato con la clamorosa bocciatura del progetto di legge al Bundesrat.

Ieri il Comitato di mediazione composto da 32 membri dei due rami del Parlamento ha depositato il testo del provvedimento riveduto e corretto, destinato a ripercorrere da cima a fondo la trafila istituzionale: dal vaglio del Bundestag previsto entro venerdì fino alla ratifica del Bundesrat che dovrà avvenire necessariamente prima di dicembre per poter permettere al ministro del Lavoro, Hubertus Heil (Spd), di introdurre il nuovo assegno a gennaio 2023.

«Il Bürgergeld è una grande riforma sociale che avrà durata decennale» rivendica e profetizza il cancelliere Olaf Scholz che comunque incassa lo storico cambio del paradigma di base dell’erogazione dell’aiuto pubblico: la riqualificazione professionale dei disoccupati con l’obiettivo del posto di lavoro a tempo indeterminato diventa ufficialmente la mission dei Centri per l’impiego che finora, invece, spingevano i beneficiari ad accettare il primo impiego offerto.

Ma cantano vittoria anche i cristiano-democratici secondo cui il provvedimento predisposto da Spd e Verdi (con la mediazione al ribasso) dei liberali è stato annacquato quanto basta. «Abbiamo eliminato i difetti dell’aggiornamento del sussidio Hartz IV, che la maggioranza chiama in modo fuorviante “reddito di cittadinanza”» dice il capogruppo Csu, Alexander Dobrindt, ben attento a non proferire mai parola Bürgergeld.

Il leader Cdu, Friedrich Merz, invece celebra l’introduzione delle sanzioni che sulla bozza iniziale non c’erano. Nonostante – almeno sulla carta – non sembrano in stile Hartz IV: la riduzione dei 502 euro al mese del Bürgergeld scatterà solo se il beneficiario non si candida al posto di lavoro «concordato insieme» al Centro per l’impiego.