Terremoto politico in Francia: il progetto di legge sull’immigrazione, che doveva essere discusso adesso all’Assemblée nationale dopo mesi di trattative, è stato respinto preventivamente, per 5 voti, (270 a favore contro 265) con la mozione presentata dagli Ecologisti e votata dalla Nupes, assieme alla destra dei Républicains e all’estrema destra del Rassemblement national.

Per il ministro degli Interni, Gérald Darmanin, è una secca sconfitta: i suoi ex colleghi della destra (Lr) hanno votato la mozione che blocca la discussione della legge. L’opposizione chiede la testa di Darmanin che alla fine presenta le dimissioni a Macron: dimissioni respinte.

Ma c’è qualcosa di più: l’area Macron, che ha solo una maggioranza relativa, non riesce più a far funzionare il parlamento, la politica dell’en même temps – superare la divisione destra-sinistra in nome dell’efficacia – sbatte contro un muro, dopo i numerosi ricorsi al voto di fiducia (anche la riforma delle pensioni è passata con il 49.3, una sfiducia rovesciata).

Adesso il governo può riproporre il dibattito parlamentare, ma sulla base del testo passato al Senato, riscritto dalla destra, molto più reazionario di quello del governo. Può convocare una “commissione paritaria” (Assemblea-Senato) oppure ritirare il testo di legge.

Destra e estrema destra chiedono un referendum sull’immigrazione. Ma altre ipotesi sono al vaglio, il governo può cadere e si parla persino di voto anticipato.