Nel Pulgarcito d’America reso celebre dai tanti martiri ed eroi che hanno dato la vita per la causa della Rivoluzione, il grido di lotta di Farabundo Martí sembra essersi spento quasi del tutto. Al suo posto, si sente solo l’astuta propaganda del “dittatore più cool del mondo”, come lo stesso Bukele si è ironicamente definito. Una propaganda che nasconde orrori, come quelli che denuncia, nell’intervista che ci ha concesso, l’attivista ed ex magistrata della Corte suprema di giustizia Mirna Perla, vedova di Herbert Anaya Sanabria, il presidente della Commissione non governativa di diritti umani assassinato il 26 ottobre del 1987.

Secondo i sondaggi, alle elezioni in programma oggi Bukele riconquisterà la presidenza con oltre il 70% dei voti, malgrado la sua candidatura sia chiaramente incostituzionale. La democrazia non conta più nulla in El Salvador?

La Costituzione esclude chiaramente la possibilità di due mandati presidenziali consecutivi, ma Bukele si è accreditato presso la popolazione, grazie al suo imponente apparato di propaganda, finanziato con fondi pubblici, come l’eletto di Dio che ha saputo sconfiggere le pandillas, facendo di El Salvador un paese finalmente sicuro e lanciato sulla via del progresso. Una menzogna, ovviamente, perché il paese non è affatto sicuro, né dal punto di vista economico, né da quello sociale. Ma Bukele domina l’Assemblea legislativa (al punto che i deputati sono stati ribattezzati “puya botones”, perché non sanno neppure quello che votano), il Supremo tribunale elettorale, la Corte suprema, la Procura generale (l’ex procuratore generale Raúl Melara, che indagava sui casi di corruzione del governo, è stato prontamente destituito), la Corte dei Conti, gli organismi di controllo, oltre a tenere la popolazione in ostaggio attraverso uno stato d’eccezione che va avanti da 20 mesi.

Il “modello Bukele” di lotta alle maras ha assicurato al presidente un forte consenso popolare. Ma quali sono i suoi costi?

Mirna Perla

Il suo modello si basa sulla repressione, senza prevenzione e senza rieducazione. Comporta la distruzione dello stato di diritto, un’enorme involuzione sul terreno dei diritti fondamentali. Sono state catturate persone che appartengono alle pandillas, ma i loro capi o sono in libertà o godono in carcere di tutti i privilegi. In realtà Bukele ha stretto un patto con le maras, le quali non uccidono più alla luce del sole, ma occultano i cadaveri. Per questo il numero dei desaparecidos è cresciuto. Basta un tatuaggio per finire dentro, e pazienza se si tratta di ex pandilleros che avevano cambiato vita. E alla repressione non sfuggono neanche leader sindacali, comunitari, religiosi, indigeni. All’interno delle carceri, i detenuti subiscono trattamenti crudeli e degradanti, e a volte vengono torturati fino alla morte. Si sono registrate finora 220 vittime, ma sono certamente di più. Sono poliziotti e soldati a decidere chi merita di finire in prigione: i giudici si limitano a ordinare la detenzione per sei mesi, ignorando le prove a favore degli arrestati. E se qualcuno di loro emette un ordine di scarcerazione, il direttore generale dei centri penali Osiris Luna può anche far finta di niente, come nel caso dell’ex ministro della Giustizia Ramirez Landaverde, vittima della persecuzione scatenata contro l’Fmln. Non mancano neppure i casi di donne costrette ad avere rapporti sessuali con i poliziotti per non finire in prigione o per evitare l’arresto dei parenti. Molte volte si paga, e tanto, in cambio della propria libertà. E si paga persino per ottenere una visita ai familiari in carcere.

Ha fatto qualcosa Bukele a favore della popolazione?

Ha ridotto i programmi sociali, come pure i fondi destinati all’educazione e alla salute, ha tagliato anche le minime pensioni concesse dall’Fmln alle vittime di violazioni dei diritti umani durante il conflitto armato, ha eliminato le politiche di protezione nei confronti delle donne, ha abbandonato il settore agricolo, ha promosso progetti immobiliari a scapito dell’ambiente. Si è registrato un aumento del costo della vita, con conseguente crescita della povertà. E la «legge Bitcoin», che ha convertito la volatile criptovaluta in mezzo di pagamento tale e quale al dollaro, non ha portato i benefici promessi.

L’Fmln è accreditato di un misero 3-4%. Al di là degli errori commessi, come si spiega questo tracollo?

Il discorso d’odio portato avanti da Bukele e la persecuzione contro i dirigenti dell’Fmln, accusati senza prove di corruzione e di nepotismo (malgrado proprio il nepotismo sia un chiaro segno distintivo dell’attuale governo) hanno avuto un forte impatto sulla popolazione. Né il Fronte Farabundo Martí è stato capace di una valutazione oggettiva dei suoi successi e dei suoi fallimenti, come pure non è stato in grado di contrapporsi alle politiche governative. A mantenere viva la speranza, però, c’è la lotta organizzata in difesa dell’acqua, dell’ambiente, dell’educazione. È da qui che bisogna ripartire per riprendere il sentiero della democratizzazione e della partecipazione attiva che si è perso in questi quattro anni.