Renzi boccia il reddito di cittadinanza: “L’Italia non ne ha bisogno”
Lavoro Dati positivi dall'Istat, e il premier celebra il Jobs Act. Ma due terzi dei 69 mila nuovi posti sono a termine. In legge di Stabilità "misure contro la povertà infantile"
Lavoro Dati positivi dall'Istat, e il premier celebra il Jobs Act. Ma due terzi dei 69 mila nuovi posti sono a termine. In legge di Stabilità "misure contro la povertà infantile"
Il reddito di cittadinanza «credo che non sia quello di cui abbiamo bisogno. La nostra costituzione parla di diritto al lavoro. Il nostro dovere innanzitutto è creare lavoro». Con queste parole ieri il presidente del consiglio Matteo Renzi ha bocciato l’idea di un assegno di sostegno a chi non lavora, cavallo di battaglia di M5S e Sel ma che ha fatto breccia anche nel centrodestra, ad esempio in parti di Forza Italia. Dall’altro lato, però, il premier ha annunciato «misure contro la povertà infantile» nella legge di Stabilità.
La giornata politica, sul piano del mainstream, è stata caratterizzata da un forte battage propagandistico sul Jobs Act, sostenuto dai dati positivi su agosto diffusi dall’Istat.
Ecco i dati, tutti con il segno “più”, anche se la maggior parte dei contratti resta comunque a termine: dopo la crescita di giugno (+0,1%) e di luglio (+0,3%), ad agosto la stima degli occupati cresce ancora dello 0,3% (+69 mila), ha comunicato l’Istat. Questa crescita, secondo l’istituto di statistica, è determinata dall’aumento dei lavoratori alle dipendenze (+70 mila), in prevalenza a termine (+45 mila). Il tasso di occupazione aumenta dello 0,2%, arrivando al 56,5%. Su base annua l’occupazione cresce dell’1,5% (+325 mila persone occupate) e il tasso di occupazione dello 0,9%.
Positivi anche i dati sulla disoccupazione: la stima dei disoccupati ad agosto diminuisce dello 0,4% (-11 mila). Il tasso cala dello 0,1%, proseguendo il calo del mese precedente (-0,5%) e arrivando all’11,9%. Nei dodici mesi la disoccupazione diminuisce del 5,0% (-162 mila persone in cerca di lavoro) e il tasso di disoccupazione di 0,7 punti. Dopo il calo di giugno (-0,4%) e la crescita di luglio (+0,6%), la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce nell’ultimo mese dello 0,6% (-86 mila persone inattive), tornando al livello di giugno.
Il premier prende subito la palla al balzo, e ovviamente twitta dopo pochi minuti dalla diffusione dei dati: «Istat. In un anno più 325mila posti di lavoro. Effetto Jobs act. #italiariparte #lavoltabuona», scrive Renzi.
La seconda puntata si sposta su Facebook: «I dati Istat certificano che il JobsAct funziona – spiega il premier in un post – In un anno abbiamo recuperato 325 mila posti di lavoro, agosto su agosto. La disoccupazione che era quasi al 14% all’inizio dell’azione del Governo, adesso è sotto il 12%». «Le riforme danno frutti, l’Italia riparte. Avanti tutta, adesso – incoraggia Renzi – C’è ancora molto da fare e possiamo farlo insieme, con la fiducia di chi sa che apparteniamo a un grande Paese, forte e orgoglioso. Viva l’Italia».
E non basta, perché il messaggio viene ribadito una terza volta, in tv. Renzi viene infatti intervistato dal Tg3 dopo una giornata di polemiche sulla nuova «Telekabul» e gli attacchi del Pd (in particolare di Michele Anzaldi) a Rai 3 e alla sua testata.
«Ci hanno raccontato che il Jobs Act avrebbe tolto diritti – ha spiegato Renzi al tg diretto da Bianca Berlinguer – Se pensiamo che nel giro di un anno grazie al Jobs Act ci sono 325 mila persone che hanno avuto un posto di lavoro, direi che dobbiamo essere soddisfatti e rimetterci al lavoro». «Da quando è stato approvato il Jobs Act – ha aggiunto il premier – abbiamo un +36% di contratti stabili. Crescono anche i mutui. L’Italia piano piano si sta rimettendo in moto».
Dall’opposizione arriva il tweet polemico di Matteo Salvini (Lega): «Disoccupazione 11.9%, Renzi esulta.. 4 milioni di disoccupati, molti rassegnati, 40.000 negozi chiusi nel 2015.. Flat tax 15%, e si riparte!». All’attacco anche Renato Brunetta (Fi): «Basta frottole! – twitta – Posti aumentano solo se c’è crescita del Pil, e non con costose partite di giro(o di raggiro) come il Jobs Act».
I Cinquestelle polemizzano contro la scelta di varare misure anti povertà anziché un reddito di cittadinanza, perché quest’ultimo è «lavoro con dignità».
Cgil e Uil mettono in guardia dal diffondere ottimismo: «I dati sono legati agli incentivi», spiegano. E Cesare Damiano (Pd), presidente della Commissione Lavoro della Camera, chiede infatti di «renderli strutturali per evitare una bolla». an. sci.
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