«L’Europa non è perfetta, è vero. A volte l’accusiamo, a buon diritto, di non avere né anima né emozioni e di utilizzare una lingua che pochi di noi capiscono. Le rimproveriamo di non essere all’altezza delle crisi ecologiche, sociali e politiche che la affliggono al giorno d’oggi, di non essere all’altezza del dramma dei rifugiati. Eppure, nonostante le sue debolezze e le sue carenze, troviamo in lei anche umanità e bellezza». Céline Sciamma e  Hrvoje Hribar si sono ritrovati ieri a Cannes davanti alla Malmaison, sede della Quinzaine des Realisateurs, per leggere un appello al voto alle prossime elezioni europee – un manifesto comune stilato da French Film Directors’ Guild, Quinzaine, European Film Academy, Federazione dei registi europei e Society of Audiovisual Authors. Con oltre 400 firmatari – tra i quali Wim Wenders, Miguel Gomes, i fratelli Dardenne, Jacques Audiard, Daniele Luchetti, Stephen Frears, Monica Guerritore, Marco Tullio Giordana e Valeria Golino – il manifesto sostiene che «è nostro dovere difendere» l’Ue «dall’assalto degli estremismi e dalla mentalità codina, che tornano a diffondersi come la peste».

«NON DIMENTICHIAMO che l’Europa si è unita per la pace. Dai sei membri iniziali, si è allargata fino ad abbracciare 28 paesi. Questa Unione si è fondata sull’abolizione delle frontiere, la libera circolazione, lo scambio, la fratellanza e la solidarietà, valori oggi minacciati da ogni parte, anche al suo interno». E centrale è anche il sostegno alla cultura, a «innovazione e creazione»: «Un’Europa libera e democratica è anche caratterizzata da libertà di pensiero e di espressione. Questo fragile equilibrio, dobbiamo consolidarlo e migliorarlo, opponendoci a quanti intendono distruggerlo con fratture e rinunce, cercando di sottrarsi o di isolarsi». Come costruire dunque un’Europa capace di unire, «che offra uno spazio di libertà e di pace?». «Con l’impegno, guidando la lotta delle idee per evitare quella delle armi. Dal 23 al 26 maggio, in occasione delle elezioni europee, rechiamoci alle urne. È in gioco il nostro futuro comune, anzi il nostro stesso futuro».