Uganda e Repubblica democratica del Congo (Rdc) hanno lanciato questo martedì in territorio congolese un’operazione congiunta contro i campi di addestramento del gruppo jihadista delle Forze democratiche alleate (Adf), nelle regioni orientali del Nord e Sud Kivu. Dopo l’attacco aereo, la portavoce dell’esercito ugandese, Flavia Byekwaso, ha dichiarato che gli obiettivi «sono stati colpiti con precisione», confermando «l’avvio della seconda fase dell’operazione con l’invio di truppe di terra».  Secondo Al Jazeera, una colonna di truppe ugandesi, insieme a numerosi veicoli blindati, ha attraversato mercoledì il passaggio di frontiera di Nobili, nello Stato del Nord Kivu, facendo ingresso nella Rdc.
LE ADF, NATE IN OPPOSIZIONE al governo del presidente dell’Uganda Yoweri Museveni, sono un gruppo ribelle musulmano ugandese che successivamente ha messo radici nella vicina Rdc. Il Kivu Security Tracker (centro specializzato nella raccolta dati su attacchi nel paese) attribuisce all’organizzazione oltre 8mila omicidi di civili dal 2017 nel territorio congolese. L’ultimo, in ordine cronologico, questa domenica con 29 morti dopo un attacco a un campo profughi in Ituri.
Situazione difficile evidenziata ieri all’agenzia Afp da Erwan Rumen, coordinatore del Programma alimentare mondiale (Pam), una spirale di violenza che «sta colpendo migliaia di profughi con sempre meno aiuti umanitari, a causa dell’insicurezza generata dalle milizie presenti nell’area». Le Adf sono sicuramente il gruppo più pericoloso dopo che il loro leader, Meddie Nkalubo, ha giurato fedeltà al califfato e nel 2019 è stato inserito d agli Usa nella lista delle organizzazioni affiliate all’Isis come Stato islamico dell’Africa centrale (Iscap).
Dopo gli attentati dinamitardi di novembre a Kampala, rivendicati dalle Adf e che hanno causato la morte di una decina di civili, il governo ugandese ha più volte sollecitato Kinshasa per una collaborazione militare. Nei giorni scorsi secondo fonti Onu il presidente congolese Félix Tshisekedi ha dato «il via libera alla cooperazione militare congiunta tra i due paesi», informando la missione Onu della Monusco, presente dal 2000 nel paese con oltre 15mila militari.
IL PORTAVOCE DELL’ESERCITO congolese, Leon-Richard Kasonga, ieri ha specificato che «le forze speciali congolesi, supportate da unità speciali ugandesi, effettueranno operazioni per ripulire le posizioni delle Adf colpite in questi giorni», senza fornire maggiori dettagli sul numero dei militari ugandesi nella Rdc.
Anche secondo il portavoce del governo congolese, Patrick Muyaya, «l’ingresso dei militari dell’Uganda è stato concordato in segreto per questioni di sicurezza nazionale», perché «l’obiettivo congiunto è quello di sradicare per sempre la minaccia jihadista da entrambi i paesi».
La notizia delle operazioni ugandesi in territorio congolese preoccupa alcuni partiti e la società civile, soprattutto per il ruolo avuto da Kampala nella guerra civile tra il 1998 e il 2003.
Juvenal Munubo, membro della Commissione parlamentare per la difesa e la sicurezza della Rdc, ha affermato che «il presidente Tshisekedi ha autorizzato un esercito straniero a entrare in suolo congolese senza consultare il parlamento», una scelta discutibile nei confronti di un Paese «accusato di aver destabilizzato la Rdc in passato».