Il Dipartimento di Stato Usa avrebbe dato l’ok per un ritiro “ordinato e responsabile” dei militari statunitensi dal Niger. La svolta segue l’incontro avvenuto venerdì tra il vice-segretario di Stato Kurt Campbell e il premier del governo di transizione nigerino Ali Mahaman Lamine Zeine. Ed è stata preceduta da manifestazioni di piazza che chiedevano a gran voce il ritiro delle truppe Usa. A cui la giunta militare che ha assunto il potere a Niamey nel luglio 2023, destituendo il presidente Bazoum, all’indomani del golpe aveva dato già dato un avviso di sfratto. La presenza Usa nel Paese Usa è costituita da circa mille operativi di stanza a Agadez, oltre 900 chilometri dalla capitale. Ospitati nella Base aerea 201, fulcro dell’Africom, il comando militare di Washington per l’Africa, hanno essenzialmente il compito di condurre raid aerei contro le formazioni jihadiste affiliate a Isis e al Qaeda nella regione saheliana, utilizzando velivoli con e senza equipaggio. La base in questione è costata almeno 100 milioni di dollari e le alte spese di gestione che sarebbero ricadute sui conti del Paese per effetto degli accordi sottoscritti dal vecchio governo. Un motivo ulteriore per dare il benservito al contingente Usa.

La richiesta di smobilitare è del tutto simile a quella che ha riguardato le truppe dell’ex potenza coloniale francese, costrette a sloggiare anche da qui, dopo Mali e Burkina Faso, paesi vicini al Niger non solo geograficamente. Ma in questo caso l’ok della Casa Bianca è arrivato solo dopo un lungo negoziato. Un tempo che è anche servito a Washington per cercare un altro Paese dell’Africa occidentale in cui spostare le sue operazioni. Sul trasloco vige il massimo riserbo. L’unica certezza è che il Niger ora guarda a Mosca, analogamente ai due paesi alleati con i quali sta lavorando all’idea di una forza congiunta per combattere i miliziani islamisti. Istruttori militari e mercenari russi in Mali e Burkina sono già all’opera. Con il Niger il Cremlino ha già firmato accordi di cooperazione economica e militare. E presto i russi saranno l’unica presenza militare straniera, insieme agli italiani. Roma infatti per far dispetto a Parigi e accreditarsi come ultimo bastione dell’Occidente in un Paese dato per perso, ha annunciato la sua permanenza e la sua cooperazione con il regime militare di Niamey.