«Quando è scoppiata la guerra abbiamo spento la radio in segno di lutto e protesta. Dopo qualche giorno abbiamo deciso di far sentire la nostra voce ancora più forte, mandando in onda testi, riflessioni, composizioni sulla Palestina e per la Palestina», spiega Elias Anastas, architetto di Betlemme, che nel marzo del 2020 ha fondato Radio Alhara insieme al fratello Youssef e agli amici Yazan Khalili, Saeed Jaber, Ibrahim Owais e Mothanna Hussein.

Uno spazio virtuale che anela al cambiamento e alla giustizia dalla Palestina all’Afghanistan, attraverso la cultura e l’arte. I suoi fondatori utilizzano l’arte come principale forza trainante del cambiamento, alimentando e sostenendo le voci di coloro che lo operano: gli artisti e gli attivisti. Uno spazio virtuale che martedì 5 dicembre ha preso forma a Roma, all’interno del Baronato Quattro Bellezze.

TRA PIAZZA NAVONA e Castel S’Angelo, il Baronato resiste alla gentrificazione del centro storico cercando di restituirgli un’identità facendo rivivere al suo interno la storica scena underground romana, da Hugo Sanchez a Lola Cola al più recente Donato Dozzy. Radio Alhara si è fatta spazio dentro i vicoli del centro storico di Roma con il suo format «Learning Palestine», una compilation di suoni che richiamano la storia della Palestina, della resistenza e delle radici profonde di quella terra, da Betlemme alla Valle del Giordano, fino ai villaggi a sud di Hebron.

Oltre 300 persone si sono riversate per la strada, dentro e fuori il locale, grande appena 20 metri quadri. Durante la serata si sono susseguite letture di testi e poesie di intellettuali palestinesi come Edward Said, Mahmoud Darwish, Fadua Tuqan, Samih al Quasim ma anche riflessioni personali e testi di Chandra Livia Candiani, Noam Chomsky, Hannah Arendt.

L’evento ha visto la partecipazione di diversi attori tra cui Pietro Turano, Blu Yoshimi e della performer Agnes Questionmark. Le letture sono state accompagnate dall’artista Mai Mai Mai, dai Salò Song e da Marco Caricola con il suo Mix ‘Sonic Protest’ in collaborazione con Radio Alhara. Tra le luci soffuse e le maschere dei Salò Song, le persone hanno camminato sopra i sotterranei dell’antica Roma che si intravedono ancora dal pavimento del Baronato.

«Abbiamo deciso di restituire un momento di condivisione e approfondimento e creare uno spazio di complessità nel cuore di Roma, in un luogo come il Baronato che resiste alla gentrificazione perversa in atto», spiegano gli organizzatori dell’evento, Giacomo Mancini e Toni Cutrone (in arte Mai Mai Mai), entrambi membri dei Salò Song, e la ricercatrice Micol Meghnagi. Loro, appena possibile, saranno al Wonder Cabinet, lo spazio poliedrico a Betlemme e casa di Radio Alhara, per una residenza d’artista.

CUTRONE doveva essere lì proprio in questi giorni, ma lo scoppio della guerra glielo ha impedito. «Il modo in cui dobbiamo resistere oggi è attraverso la solidarietà – dice Elias Anastas – perché è uno strumento primario che permette alle persone di conoscere le forme di ingiustizia. E quando le persone si uniscono, si oppongono o si parlano, rafforzano le comunità e rafforzano la resistenza. Il punto è che bisogna usare l’arte per parlare ma soprattutto per restituire voce a chi non ce l’ha, per far camminare sulle nostre gambe le storie di chi non può girare il mondo sulle sue».

E la Palestina martedì scorso ha camminato tra i vicoli di Roma, ha parlato tramite la voce di attori e attivisti, si è mossa dentro le parole delle poesie che sono state lette. «Crediamo fortemente che la lotta per la liberazione dei popoli sia universale e che nessuno di noi è libero fino a quando tutti quanti non lo saranno. Per questo è stato molto importante organizzare l’evento con Radio Alhara, a cui hanno preso parte persone da ogni angolo del mondo, riuscendo a creare un’universalità e una intersezionalità necessaria alla lotta di liberazione palestinese, e a tutte le lotte di liberazione di tutti i popoli», concludono gli organizzatori.