Oltre 60mila detenuti politici, stragi efferate (come la «Tienanmen del Cairo», neanche un mese e mezzo dopo il colpo di stato: fino a un migliaio di manifestanti uccisi nello sgombero di due sit-in in altrettante piazze della capitale), la tortura e le sparizioni come parti integranti dell’azione giudiziaria, la normalizzazione dello stato d’emergenza con l’incorporamento di norme «straordinarie» nel codice penale. E ancora, soppressione degli spazi di libertà, processi ai dissidenti, terribili condizioni carcerarie, caccia ai giornalisti e ai difensori dei diritti umani, congelamenti dei beni e divieti di viaggio. E infine, il sistema delle «porte girevoli», che fa rientrare...