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Il lottatore egiziano molesta una donna, lo giudicherà uno stupratore

Il lottatore egiziano molesta una donna, lo giudicherà uno stupratore

Egitto Il Cairo affida il caso di Mohamed el-Sayed a Sherif el-Komaty, per anni generale dei servizi incaricato di detenere e torturare attivisti. Nel 2006 Komaty ha rapito il blogger di sinistra Muhammad el-Sharqawi e lo ha violentato durante la detenzione. Non è mai stato chiamato a rispondere

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 11 agosto 2024

La prestazione della squadra olimpica egiziana a Parigi è stata caratterizzata da insuccessi in quasi tutti gli sport. Dopo aver speso oltre un miliardo di sterline egiziane (18,6 milioni di euro) per prepararsi alle competizioni del 2024, la delegazione egiziana è tornata al Cairo con una sola medaglia di bronzo.

In questi giorni è finita sulle pagine dei giornali per uno scandalo: il 26enne lottatore olimpico Mohamed Ibrahim el-Sayed è stato fermato dalla polizia con l’accusa di aver palpeggiato una donna fuori da un bar. I procuratori francesi avevano annunciato un’accusa di violenza sessuale, ma ieri el-Sayed è stato rilasciato facendo cadere tutte le accuse.

IL CAPO della Federazione egiziana di lotta libera, il generale Mohamed Mahmoud, ha assicurato che l’ambasciatore egiziano e il ministero dello sport stanno cercando di ottenere il rilascio di Sayed. Tuttavia, ha espresso con tristezza che, a differenza dell’Egitto, in Francia non si può far uscire qualcuno dalla detenzione usando le conoscenze (sic).

La storia ha preso una piega ancora più orwelliana. I funzionari olimpici egiziani hanno dichiarato che indagheranno su Sayed: a esaminare il suo caso sarà il Comitato egiziano per i valori olimpici. Chi è a capo di questo «comitato dei valori»? È il maggiore generale Sherif el-Komaty, un ex ufficiale della polizia per la Sicurezza dello Stato accusato dai dissidenti di torture, tra cui un caso tristemente noto nel 2006, quando un blogger di sinistra accusò Komaty di averlo violentato durante la detenzione.

All’inizio degli anni Duemila, Komaty lavorava per l’Ufficio anticomunismo dell’allora Ssis (oggi Nsa), che ha il compito di monitorare e reprimere le organizzazioni di sinistra e per i diritti umani (i cui ranghi sono pieni di attivisti di sinistra o ex comunisti). Il suo pseudonimo era «Sherif el-Damati».

Ho notato Komaty per la prima volta già nel 2003, quando ha iniziato a presentarsi alle proteste pro-Palestina e contro la guerra in Iraq nel centro del Cairo, in compagnia del famigerato torturatore del Ssis, il tenente colonnello Waleed el-Dessouqi, entrambi visibili in una foto che scattai durante una protesta in solidarietà con la Palestina, il 28 settembre 2003.

KOMATY è stato uno degli ufficiali del Ssis coinvolti nella repressione e nel processo agli attivisti socialisti rivoluzionari nel 2003-4. All’epoca aveva il grado di capitano. Negli anni successivi ha presenziato ritualmente alle nostre proteste, quelle lanciate dal movimento Kefaya, nel centro del Cairo, monitorando gli attivisti con i suoi occhi freddi e vitrei, insieme ad altri famigerati torturatori del Ssis come Ahmad el-Azzazi e Amr Mohsen.

Durante la «Primavera del Cairo» del 2006, quando migliaia di egiziani scesero in piazza in solidarietà con i giudici riformisti, Komaty partecipò alla repressione. Il 25 maggio 2006 Komaty, con l’aiuto delle forze di polizia della stazione di Qasr el-Nil, ha rapito e brutalmente torturato il blogger di sinistra Muhammad el-Sharqawi. Sharqawi ha accusato Komaty di averlo violentato durante la detenzione.

Komaty non è mai stato chiamato a rispondere nonostante i ripetuti appelli degli osservatori dei diritti umani, locali e internazionali. Ha continuato a partecipare e a monitorare le proteste di sinistra per tutto il 2007: l’ho ripetutamente avvistato e fotografato.

Poi è improvvisamente scomparso. Non lo si vedeva più nelle proteste. Non so quali incarichi abbia ricoperto negli anni successivi, ma almeno dal 2008 Komaty faceva ancora parte del Ssis con il grado di maggiore, secondo il necrologio di un suo parente pubblicato sul quotidiano Al-Ahram.

IL PADRE DI KOMATY, Mahdi el-Komaty, lavorava per la radio e tv di Stato a Maspero ed era un convinto sostenitore del regime di Mubarak. Dopo la rivoluzione del 2011, gli studenti dell’istituto in cui insegnava hanno organizzato proteste per chiederne l’allontanamento e lo hanno accusato di maltrattamenti nei confronti degli studenti e dei dipendenti e di aver occasionalmente usato i legami con il Ssis del figlio per minacciarli.

Negli ultimi anni, mi sono imbattuto in notizie su Komaty, questa volta con il grado di brigadiere e contemporaneamente a capo della squadra di canottaggio dell’elitario Maadi Sports Club. A partire dal 2023, ha ricoperto il grado di generale di brigata e la carica di vicepresidente della Federazione egiziana di canottaggio.

Ora, nel 2024, Komaty il torturatore è stato promosso al grado di maggiore generale e incaricato dal regime di supervisionare i «valori» degli atleti olimpici del Paese. È lui che condurrà un’indagine su una violenza sessuale da parte di uno dei suoi lottatori.

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