I soldi non ci sono. E quando ci sono non vengono usati. Il fronte della lotta al dissesto idrogeologico non è mai molto affollato, soprattutto nelle Marche, e così quando c’è bisogno di aggiustare il bilancio per altre spese, è proprio questo il capitolo nel quale si vanno a cercare i fondi. Un dato su tutti fa rumore: nel 2020 e nel 2021 il Commissario per il rischio idrogeologico delle Marche non ha ricevuto nemmeno un euro dalla Regione.

Nel 2019 la giunta di centrosinistra aveva accantonato 600mila euro, nel 2017 900mila euro, nel 2016 addirittura 2 milioni di euro. Restano i trasferimenti dallo Stato, ma che il governo regionale di Francesco Acquaroli abbia prosciugato quel capitolo del bilancio è un dato di fatto. Così come i 10 milioni di euro arrivati dal governo nel 2021 proprio per il dissesto idrogeologico sono sostanzialmente ancora fermi: certo, si trattava di fondi dedicati al miglioramento della situazione e non alla sua soluzione. È uno schema tragicamente già visto con il terremoto: un conto è il miglioramento sismico e un conto è l’adeguamento.

Per il controllo del territorio (nelle Marche il 94% dei comuni è a rischio moderato o medio) il discorso è uguale identico: non si fanno interventi strutturali da anni. Questo benché di alluvioni negli ultimi dieci anni se ne sono contati ben quattro sul territorio regionale. Nessuno distruttivo come quello che si è verificato giovedì notte a Senigallia e dintorni, ma comunque eventi che hanno causato danni e fatto proclamare lo stato d’emergenza.

«Le Marche devono aumentare il loro livello di resilienza a questi eventi – dice il presidente regionale dell’Ordine dei geologi Piero Farabollini -. Tenere puliti i letti dei fiumi, non costruire nelle zone alluvionali, alzare gli argini: è l’abc della prevenzione. E non basta: bisogna ripianficare le aree urbanizzate, ripensare a come realizziamo i canali di scarico, le sezioni fluviali, i ponti. Non ha più senso ragionare per medie annuali ma, casomai, per picchi stagionali. Se il clima è cambiato, deve farlo anche il nostro approccio».

Sui lavori necessari ma mai fatti si è soffermato anche l’ex governatore Luca Ceriscioli: «Nel 2015 abbiamo fatto un lavoro di ricognizione delle risorse, mettendo insieme quelli delle province, quelli statali, regionali e dell’Unione Europea. Non abbiamo tolto un euro, ma ne abbiamo aggiunti. La verità purtroppo è che in Italia è impossibile fare i lavori, c’è troppa burocrazia».