Malgrado le minacce e i colpi di mitra sparati non solo in aria dai militari (l’opposizione parla di almeno 20 morti in tre giorni), non demordono i dimostranti che dal 6 aprile, al termine della grande manifestazione che è tornata a chiedere le dimissioni del presidente Omar al Bashir, tengono un sit-in permanente davanti al quartier generale delle Forze armate a Khartoum.

L’”assedio” dei manifestanti è accompagnato dalla richiesta rivolta all’esercito affinché abbandoni Bashir al suo destino. Ma l’invito finora pare sia stato raccolto solo da una manciata di giovani ufficiali, che nella giornata di ieri sono usciti dall’edificio per unirsi alla piazza. Invitando i colleghi a seguire il loro gesto. «Siamo qui non perché vogliamo prendere il potere – ha detto uno di loro, un tenente di cui non è nota l’identità – ma perché intendiamo rovesciare il regime insieme alla gente». Il Sudan Tribune riferisce anche di un agente di polizia che in un video annuncia la sua defezione per unirsi al presidio in corso.

Il leader del Partito della nazione (Umma), Sadiq al Mahdi, ha chiesto ieri che il potere venga consegnato «a un comando militare selezionato e qualificato che negozi con i rappresentanti del popolo la creazione di un nuovo sistema». Bashir per tutta risposta fa sapere con un comunicato emesso dopo un vertice del partito di governo, il National Congress Party, che «usciremo dalla crisi più forti e coesi di prima».