Alla convention repubblicana di Milwaukee sono arrivate circa 50mila persone, di cui 2500 sono delegati e il resto sono sostenitori del partito, che ormai è un sinonimo di supporter di Trump. Perché il partito repubblicano è diventato il partito di Trump, e il partito di Trump è un culto. Ci sono tutti gli elementi che lo compongono, dalla liturgia al soggetto di questa religione politica.

Come diceva il sociologo francese Emile Durkheim il sacro non attiene solo a una relazione con un essere divino trascendente, ma è un insieme di funzioni simboliche in cui le figure e le cose sacre danno senso alla vita individuale e collettiva di quanti le riconoscono, e la funzione della liturgia è quella di rassicurare e di cementare i legami degli appartenenti al culto.

QUANDO IL TYCOON ha fatto la sua visita a sorpresa durante il primo giorno di convention, la sua immagine è stata trasmessa su tutti i mega schermi dell’arena per circa 6 minuti durante i quali The Donald non ha detto nulla, la sua immagine ha parlato per lui, mentre migliaia di persone erano in visibilio in una sorta di isteria collettiva, come in un documentario di Leni Riefenstahl. In giro per tutta l’area dove si svolge la convention l’immagine e il nome di Trump sono presenti un po’ ovunque, il partito è unito e non si alza nemmeno la più innocua critica nei confronti del tycoon.

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L’unica tensione arriva quando si parla di aborto, che una parte del partito vorrebbe vedere cancellato a livello federale, ma che nella piattaforma firmata lunedì è “solo’ rimesso nelle mani degli stati, e per alcuni non è abbastanza. A pensarla così è anche la più grande organizzazione americana di politica pubblica per le donne, Concerned Women for America (Cwa), che ogni pomeriggio alla convention fa una preghiera per la nazione.

LA PREGHIERA è una grande protagonista di questa convention, il gruppo Intercessors for America, Ifa, all’interno del forum ha una stanza dedicata solo a questo, dove tutto il giorno i membri sono riuniti a pregare e cantare canzoni religiose. Mona, 56 anni, nell’organizzazione di questo spazio, quando ci avviciniamo ci viene incontro insieme ad altri continuando a cantare inni religiosi, e esortandoci a pregare con loro, ripetendo in un modo anche un po’ inquietante «Unisciti a noi, unisciti a noi», fino a quando spieghiamo che non conosciamo le parole di quegli inni, per cui e solo per questo no, non ci uniamo a loro.

Intercessors for America
Ci occupiamo di questioni governative basate sulla parola di Dio, sosteniamo posizioni bibliche su vita, sicurezza, genere, Israele, pericoli dell’immigrazione…

MONA SPIEGA che l’Ifa è il più grande ministero di preghiera a livello nazionale e che pregano «per il nostro governo e i nostri leader, e per il nostro presidente Trump». L’Ifa è nata nel 1973, «da allora la nostra missione non è cambiata – continua Mona – ma è sempre più urgente, per mantenere la nostra libertà religiosa, chiedere un governo devoto, offrire speranza e glorificare Dio. Siamo un’organizzazione politica e di preghiera, e una comunità rivoluzionaria che ha a cuore la nostra nazione. Lo facciamo tramite il giornalismo, la preghiera è l’azione. In 50 anni noi dell’Ifa abbiamo informato, collegato e mobilitato un numero incredibile di persone che pregano e digiunano per la nazione. L’Ifa si occupa di questioni governative basate sulla parola di Dio. Il nostro desiderio è quello di sostenere posizioni bibliche su tutte le questioni critiche che la nostra nazione deve affrontare. Le questioni fondamentali includono la libertà religiosa, il diritto alla vita, la sicurezza nazionale, la sacralità del genere e della sessualità, Israele, il matrimonio e la famiglia, l’economia, il pericolo dell’immigrazione, la cura del creato, l’istruzione, la società civile e la guerra religiosa. E in tutto questo il presidente Trump è con noi».

Donald Trump arriva alla convention repubblicana di Milwaukee
Donald Trump arriva alla convention repubblicana di Milwaukee, foto Ap

DI QUESTA ALLEANZA di ferro fra la base e il loro leader si sente parlare in ogni angolo della convention, “One of us”, uno di noi. «Sono felice di essere qui per dimostrare al presidente Trump che non è solo – dice una ragazza di meno di 30 anni, vestita con un abito cucito da lei con varie bandiere americane e le scarpe da tennis dorate della campagna Maga – Arrivo dallo Utah, noi ci saremo sempre per difenderlo».

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A difendere Trump è arrivato anche Elon Musk, che ha annunciato una donazione mensile da 45 milioni di dollari a un comitato elettorale che sostiene il tycoon, l’America Pac., creato a giugno e che punta a convincere gli elettori a votare in anticipo, soprattutto negli stati in bilico, nel tentativo di contrastare la campagna di Biden che ha investito milioni negli ’swing states’.