Vertenza Portovesme in stallo. La Glencore non accetta le proposte del governo e dei sindacati e dice no alla ripartenza degli impianti, bloccati da oltre un mese. Ieri al Mimit (il ministero per le imprese e il made in Italy) i vertici della multinazionale sono stati irremovibili. E la sottosegretaria Bergamotto, alla quale il ministro D’Urso ha delegato la trattativa, per non rompere e mantenere una porta aperta ha buttato la palla in tribuna convocando un altro incontro, sempre a Roma, il 12 aprile.

Il nodo non è tanto il costo dell’energia (su questo terreno un accordo sarebbe anche possibile), ma il progetto di riconversione della produzione dal piombo al litio che il gruppo svizzero ha annunciato da tempo e che sarà presentato nei dettagli, si è appreso ieri, a giugno. Progetto rispetto al quale Glencore non dà le garanzie di mantenimento degli attuali livelli occupazionali richieste sia dal governo, sia dalla Regione Sardegna sia, ovviamente, dagli operai. Il che conferma che il problema dell’elevato costo dell’energia è solo un paravento, dietro il quale si nasconde la volontà di Glencore di riconvertire gli impianti verso produzioni a maggiore redditività tagliando drasticamente posti di lavoro. Uno dei due stabilimenti che il colosso mondiale delle materie prime gestisce in Sardegna, la fonderia di San Gavino, potrebbe chiudere del tutto.

«Sono emerse – si legge nel comunicato diffuso dal governo al termine dell’incontro con i manager svizzeri – posizioni non rinunciabili da entrambe le parti. In particolare, Glencore non ha recepito la necessità di dare certezza alla ripresa delle attività produttive». «Sono tornata a chiedere ufficialmente – specifica Bergamotto – la ripresa della produzione, ma i vertici dell’azienda non hanno acconsentito. Il problema non è tanto il costo dell’energia, quanto la necessità per Glencore di mettere in campo un progetto di riconversione degli impianti sardi che vada – ci è stato detto – verso l’economia circolare. Noi siamo pronti ad aiutare l’azienda nella realizzazione dei suoi programmi, ma occorrono garanzie per il presente e per il futuro dei lavoratori, che non ci sono state date». Stallo, quindi. Di fronte al quale Bergamotto ha convocato l’incontro del 12 aprile alla presenza, questa volta, dei sindacati territoriali e della Regione Sardegna.

«Diamo – dicono le Rsu degli stabilimenti di Portovesme e di San Gavino – un giudizio fortemente negativo della riunione tra la sottosegretaria Bergamotto e Glencore». «L’unico aspetto positivo – spiegano le rappresentanze sindacali unitarie – è la creazione di un tavolo tecnico tra Glencore e Mimit, da chiudere entro il prossimo 30 giugno, per decidere come il piano di riconversione annunciato da Glencore possa avvenire con la massima garanzia per tutti i lavoratori». Intanto però il blocco degli impianti resta e la cassa integrazione anche. Il clima è molto teso. Stamattina in assemblea gli operai decideranno con quali azioni di lotta rispondere.