La Polonia si prepara ad andare alle urne domani per le elezioni amministrative. Mai nella storia recente del Paese, gli incarichi dei voivodi a capo dei consigli regionali, di sindaci e consiglieri comunali erano durati così a lungo. L’ultima volta si era votato nel 2018, le votazioni si sarebbero dovute svolgere lo scorso autunno in concomitanza con quelle politiche che hanno poi consegnato la Polonia a una nuova coazione guidata dai liberali di Donald Tusk, ma la destra populista di Diritto e giustizia (Pis) ha preferito rinviare le amministrative, ufficialmente per evitare una sovrapposizione delle operazioni di voto.

SECONDO UN SONDAGGIO di United Surveys per conto del portale Wirtualna Polska, Piattaforma civica (Po), il partito dell’ex presidente del Consiglio europeo, avrebbe condotto una campagna elettorale migliore rispetto alle altre forze politiche. Ecco perché il Pis dato al 29.8% si ritroverebbe con un vantaggio risicato su Po (28,1%) nei sejmiki, ovvero i consigli regionali che amministrano i 16 voivodati della Polonia.

Detto questo, i maggiori centri del Paese dovrebbero restare nelle mani di sindaci indipendenti o comunque sostenuti da Po e dagli altri alleati di Tusk al governo: i centristi di Trzecia droga (Terza via) e Lewica (Sinistra). A Łódź, città industriale nel cuore della Polonia, 6 candidati su 8 sono donne mentre a Varsavia Rafał Trzaskowski (Po) è chiamato alla riconferma dopo aver sfiorato nell’estate del 2020 la presidenza del Paese sulla Vistola per un pugno di voti nel ballottaggio con Andrzej Duda del Pis.

TUTTAVIA NON È STATA una settimana facile per l’attuale esecutivo costretto a reagire dopo l’uccisione di Damian Soból, il volontario polacco che si trovava lunedì scorso a Gaza nel convoglio della World Central Kitchen attaccato dall’esercito israeliano.

Szymon Hołownia speaker centrista del Sejm, la camera bassa del parlamento, ha definito il raid contro i volontari di Wck un «crimine di guerra». Tusk ha invece parlato di misura colma soltanto dopo l’intervento dell’ambasciatore di Israele in Polonia, Yacov Livne, il quale ha inopportunamente scatenato una polemica ancora prima di porgere le condoglianze alla famiglia del volontario trentaseienne originario di Przemysl: «Destra e sinistra radicali in Polonia accusano Israele di omicidio premeditato». A quel punto è diventato troppo anche per lui: «Il tragico attacco ai volontari e la vostra reazione suscitano una rabbia comprensibile», ha scritto su X l’ex presidente del Consiglio europeo.

L’ANNO SCORSO in piena campagna elettorale Tusk aveva annunciato l’iniziativa «Cento cose concrete nei primi cento giorni di governo». I primi tre mesi del nuovo esecutivo, dopo 8 anni di egemonia targata Pis, sono volati ma le nuove promesse elettorali sono state mantenute soltanto in minima parte. Indubbiamente il nuovo governo ha avuto il merito di sbloccare in direzione Varsavia i circa 55 miliardi di euro del Recovery plan tra prestiti e sovvenzioni, grazie agli impegni presi dal nuovo governo in sede Ue nel processo di deorbanizacja di giustizia e stato di diritto.

Tra i successi iniziali di Tusk nei suoi primi cento giorni anche quello di aver varato un fondo statale sulla procreazione medicalmente assistita per aiutare le coppie in difficoltà. Delle unioni civili invece neanche a parlarne adesso. Prima resta da trovare una soluzione per la questione dell’aborto che sta diventando un vero e proprio test per la tenuta della coalizione.

Liberali, sinistra e centristi hanno presentato ognuno il proprio disegno di legge in materia. Hołownia ha deciso di rinviare il dibattito sull’interruzione a dopo le elezioni suscitando la rabbia di Lewica e di molte cittadine che speravano in una nuova legge già nel primo trimestre del 2024. Hołownia e i ruralisti democristiani del Psl (Partito popolare polacco) spingono per il «compromesso al ribasso» del 1993 che consentiva, prima della messa al bando dell’aborto terapeutico, di interrompere una gravidanza soltanto in tre casi: pericolo di vita per la madre, violenza sessuale oppure quando il feto presentasse malformazioni. Troppo poco per i liberali e Lewica che ambiscono entrambi a legalizzare l’aborto fino alla 12 settimana di gestazione.

TRA GLI ALTRI PROBLEMI di Tusk anche la coabitazione con Duda che resta assai difficile. Non a caso dopo aver detto nie due mesi fa alla finanziaria proposta dal governo, la settimana scorsa il presidente della Repubblica ha messo il veto anche sulla pillola del giorno dopo senza ricetta dai 15 anni in su e che il governo intende comunque rendere legale il mese prossimo con un decreto.