La televisione pubblica polacca ha voltato pagina. Ieri alle 19:30 è andato in onda il primo notiziario «riformato» della rete televisiva Tvp, la quale aveva garantito per anni nel vecchio formato una grancassa mediatica continua ai defunti governi della destra populista di Diritto e giustizia (Pis). Si apre così una nuova pagina nella storia dell’informazione pubblica in Polonia.

«Invece della zuppa propagandistica, serviremo acqua pulita», aveva dichiarato mercoledì sera il nuovo anchorman di Tvp Marek Czyż rivolgendosi direttamente ai telespettatori di Tvp, in una sorta di «trailer» dello storico notiziario di ieri registrato in un studio alternativo, lontano dai picchetti del Pis.

La formula definitiva del nuovo telegiornale non dovrebbe essere molto dissimile da quella offerta dalla rete Tvn di proprietà americana – uno dei tre principali gruppi televisivi nel Paese sulla Vistola – alla quale il Pis aveva provato a bloccare la concessione nell’estate del 2021 suscitando le ire del Dipartimento di Stato Usa.

Intanto il Pis non molla l’osso invocando all’improvviso la fine di quel pluralismo nei media pubblici che mai si era visto durante i suoi otto anni al governo. Nemmeno i cittadini sembrano credere più di tanto alla narrazione offerta dal partito di Jarosław Kaczyński. Secondo un sondaggio commissionato dal portale di giornalismo investigativo Oko.press e dalla radio Tok Fm, per il 69% degli intervistati il notiziario principale di Tvp in salsa Pis non mostrerebbe la verità su quello che accade nel Paese.

Ieri i sostenitori del Pis si sono ritrovati ancora una volta davanti alla sede principale della televisione pubblica mentre alcuni esponenti del partito e di Suwerenna Polska (Polonia sovrana) hanno continuato l’occupazione del quartiere generale del canale in via Woronicza dandosi il cambio ogni otto ore con la polizia che transennava l’area per evitare un’invasione di campo negli studi.

Il giorno prima il nuovo esecutivo liberale guidato dall’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk aveva cancellato con un colpo di spugna il notiziario Tvp Info, forte di una risoluzione del Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, dando via al processo di «depoliticizzazione» dei media statali. Il compito di rifondare gestione e vertici, non soltanto di Tvp, ma anche di Polskie Radio e dell’agenzia di stampa Pap, è stato affidato al ministro della Cultura e del Patrimonio nazionale Bartłomiej Sienkiewicz, esponente di Piattaforma civica (Po), lo stesso partito di Tusk.

Nel frattempo i politici del Pis continuano a parlare di «dittatura di Tusk» e di «colpo di stato». Tra gli occupanti di Tvp negli ultimi giorni anche l’ex-premier Mateusz Morawiecki, espressione del Pis: «Sono qui per difendere lo stato di diritto». Ironia della sorte, nonostante la sua notoria mancanza di credibilità nelle sedi europee dopo anni di scontri e polemiche con Bruxelles, è il Pis adesso a trovarsi nei panni del partito costretto a cercare un alleato nelle istituzioni Ue.

Alcuni deputati hanno portato la questione alla vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza, Vera Jourová, consegnandole una lettera dopo averla incontrata mercoledì nei corridoi del Sejm. Eppure alla fine il Pis ha negato di aver chiesto l’intervento di Jourová: «Non ci lamentiamo, non chiediamo il suo intervento. Parliamo soltanto di una certa ipocrisia. Allora era impegnata su queste questioni, oggi ha una benda sugli occhi», ha dichiarato il deputato del Pis Krzysztof Szczucki, ospite del notiziario di Tvn.

Ieri Varsavia ha anche incassato l’ennesima batosta dalla giustizia europea. La Corte di giustizia dell’Ue ha deliberato che non riconosce la sezione controllo della Corte suprema polacca. Nella sua sentenza il tribunale con sede in Lussemburgo fa anche riferimento al Consiglio nazionale della magistratura (Krs), i cui rappresentanti vengono scelti a maggioranza dal potere politico dopo la riforma voluta dal Pis.