Cinque generali dell’Esercito accusati di disastro ambientale. Entra nel vivo il prossimo 20 giugno il processo che li vede sul banco degli imputati. Dopo le prime due udienze (a gennaio e a maggio di quest’anno) dedicate alla presentazione delle istanze di costituzione di parte civile, si apre il dibattimento. Il rinvio a giudizio è stato deciso dal giudice delle udienze preliminari del tribunale di Cagliari, Giuseppe Pintori, al termine di un’indagine sugli effetti devastanti per l’ambiente di decenni di esercitazioni militari nel poligono di Teulada, estrema propaggine sud occidentale della Sardegna.

TRA GLI IMPUTATI la figura più importante è quella di Claudio Graziano, dal 16 maggio 2022 presidente del consiglio di amministrazione di Fincantieri e dal 28 settembre 2022 presidente di Assonave (associazione dell’industria navalmeccanica italiana). Prima di approdare a Fincantieri, Graziano è stato una figura di assoluto rilievo nell’universo militare nazionale ed internazionale. La sua ascesa è cominciata nel settembre 2001, quando ha assunto l’incarico di addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Washington. Dal luglio 2005 al febbraio 2006 ha comandato la Brigata multinazionale in Afghanistan ed è stato responsabile dell’area operativa della provincia di Kabul. Nel gennaio 2007 il segretario generale delle Nazioni Unite gli ha conferito l’incarico di Force Commander della missione Unifil in Libano, dove ha assolto il ruolo di comandante delle forze dell’Onu e di capo missione, diventando responsabile di tutta la componente civile delle Nazioni unite in Libano, incluso il coordinamento degli aiuti umanitari e delle attività di ricostruzione. Diventato capo di gabinetto del ministro della Difesa nel febbraio 2010, nell’ottobre 2011 è stato nominato capo di stato maggiore dell’Esercito. Dal febbraio 2015 al novembre 2018 è stato capo di stato maggiore della Difesa. Dal 6 novembre 2018 al 15 maggio 2022 ha ricoperto l’incarico delicatissimo di presidente del comitato militare dell’Unione europea (European Union Military Committee).

GLI ALTRI QUATTRO GENERALI sotto processo sono: Giuseppe Valotto, Danilo Errico, Domenico Rossi e Sandro Santroni. All’epoca dei fatti oggetto dell’inchiesta, sono stati rispettivamente: capo di stato maggiore dell’Esercito; di capo del terzo Reparto impiego delle forze (RIF) presso lo stato maggiore dell’Esercito; sottocapo di stato maggiore dell’Esercito; comandante della regione Sardegna dell’Esercito.

Le indagini della procura della Repubblica di Cagliari hanno svelato l’impressionante quadro di devastazione ambientale della penisola Delta, un’area del poligono di Teulada dove, dal 2008 sino a tutto il 2016, sono stati sparati 860mila colpi di addestramento e lanciati 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico. Una situazione gravissima, più volte denunciata dai movimenti ambientalisti e antimilitaristi sardi. I cinque generali sono accusati del reato previsto dagli articoli 110 e 434 del codice penale. «Agendo in concorso tra loro – si legge nell’ordinanza di rinvio a giudizio – hanno commesso fatti diretti a cagionare, mediante condotte commissive ed omissive, la compromissione e il deterioramento ambientali di una superficie pari a circa 2,78 chilometri quadrati, denominata penisola Delta e costituente parte integrante del poligono militare permanente di Teulada. Compromissione e deterioramento dai quali è derivato pericolo per la pubblica incolumità in ragione della massiccia e diffusa presenza di ordigni inesplosi, di missili e di altro materiale radioattivo ed esplodente». Secondo l’accusa, in sostanza, i cinque militari, responsabili a vario titolo dei giochi di guerra durante i quali una vasta porzione del poligono di Teulada ha subito, per otto anni, una pesantissima devastazione, consapevoli del disastro ambientale non hanno fatto niente per impedirlo.