C’è da chiedersi la ragione di tanto accanimento contro la popolazione di Piombino. Non bastava l’inerzia sulle bonifiche dei territori devastati da una industrializzazione senza regole, nemmeno la scelta recente di fare del suo porto uno dei siti dove collocare una delle grandi navi rigassificatrici, una scelta miope che risospinge il paese indietro, nel fossile anziché verso il futuro delle energie rinnovabili e del risparmio energetico. Il tutto con una resistenza testarda della popolazione che come a Civitavecchia ha lottato e tuttora resiste. Questa opposizione diffusa e pacifica non la si vuole ascoltare, anzi le si risponde progettando nuove devastazioni.
ORA SI VUOLE METTERE a profitto un’operazione che qualche «eco furbo» chiama di riqualificazione del territorio. Ovviamente progetta senza tenere conto che l’area che si vorrebbe riqualificare fa parte del territorio costiero, quello che deve misurarsi con l’innalzamento del livello del mare, come da tempo avvertono i vari rapporti dell’IPCC . Il cambiamento climatico, mai contrastato, sta presentando il conto, senza che i decisori politici decidano finalmente di agire.
LA COMUNITÀ SCIENTIFICA PREVEDE che Piombino sarà fra le prime aree italiane che verranno sommerse. Un fenomeno che aggraverà quello già in corso della subsidenza, l’abbassamento della pianura causato principalmente dall’estrazione dell’acqua dal sottosuolo per le attività industriali e agricole. Questi prelievi causano subsidenza, lo conferma uno studio della fine degli anni ’80, che allora rilevò un abbassamento di 1 cm all’anno.
L’INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEL MARE, che dalla fine dell’800 ad oggi è stato di circa 20-25 cm, ha ulteriormente aggravato la situazione per questo territorio, dove nell’800 si estendeva un’ampia laguna. Questa venne in parte bonificata con i sedimenti portati dal fiume Cornia, soprattutto scaricando nelle zone depresse materiale di cava e scarti del ciclo produttivo della vicina industria siderurgica, tanto che alcune parti del territorio sono di nuovo al livello del mare.
Nel 1970, su questa costa che dal 1883 era già arretrata di svariate decine di metri, iniziò la costruzione di una centrale Enel, che funzionava ad olio combustibile e che fu operativa dal 1977 al 2012. Nel 2015 si ottenne il nulla osta alla dismissione da parte del Ministero dello Sviluppo economico: era l’occasione per smantellare tutto e restituire l’area alla sua evoluzione naturale che, con l’innalzamento del mare, vedrebbe riformarsi l’antica laguna, cioè la soluzione che più garantirebbe la sicurezza della cittadinanza.
MA LO SMANTELLAMENTO HA UN COSTO altissimo, ed è quindi meglio venderla a qualcuno per farne un affare immobiliare! Ovviamente l’operazione viene spiegata come una grande opera di recupero ambientale. Il progetto dice che non si vuole fare tabula rasa, cancellando la memoria del luogo, e di conseguenza si decide di preservare e incrementare la qualità ambientale dell’area conservando dei volumi, quale traccia degli ex edifici produttivi.
IL PROGETTO, ACCOMPAGNATO da rendering affascinanti, è opera dello Studio Stoppioni, che lo ha sviluppato per conto di Tor del Sale S.p.A., costituita da Stigliano Sviluppo, che ha acquistato l’area dall’Enel. Tutto nell’ambito di un accordo preventivo, che ha trovato l’entusiasmo del Comune di Piombino e della Regione Toscana.
ACCANTO AD AREE VERDI CON UN PARCO tematico sulla storia dell’energia e della navigazione, con l’estensione della superficie gestita dal Wwf, che già opera in quello che rimane della vecchia palude, importante area di nidificazione, si pensa di riqualificare gli edifici esistenti realizzando un centro commerciale in cui si pensa di ospitare anche boutique di lusso.
E IL TEMUTO CAMBIAMENTO CLIMATICO? Se, oltre a parlarne in convegni, si agisse con politiche di adattamento e mitigazione sicuramente si sarebbe deciso che la cosa migliore da fare di quell’area era un arretramento strategico. E sul lungo termine sarebbe la scelta economicamente più vantaggiosa, e anche quella più sostenibile se solo si guardasse alle generazioni future.
NEL PROGETTO SI DICE CHE I FABBRICATI sono edificati su di un sistema simil palafitta, tale da preservare la continuità del sistema parco. Sorge il dubbio che qualcuno sappia che la zona verrà spesso allagata! Non solo, il porticciolo che era di servizio alla centrale Enel, che si sta insabbiando e che contribuisce all’erosione della costa, verrà riqualificato diventando il punto di partenza di chi vorrà «navigare» verso lo shopping di lusso; peccato che dovrà mescolarsi con le migliaia di turisti che scenderanno a Piombino dalle navi da crociera, a cui saranno riservati fast food, negozi di catene low cost oltre ad accontentarsi di appiccicare il naso sulle vetrine dei negozi di lusso in cui solo i ricchi potranno entrare.
SE COSÌ ANDRANNO LE COSE, il parco, il museo, i percorsi nel verde e l’espansione dell’oasi Wwf, di cui si parla, saranno solo la solita operazione di greenwashing. Questa pianificazione territoriale sembrerebbe fatta da marziani, perché su Marte gli oceani si sono ritirati fino a scomparire due miliardi di anni fa. Ed invece la si fa sulla costa toscana. Anche nel libro da me scritto a nome della Task Force – La strategia di Noè. Come adattarsi al mare che avanza (Manifesto libri) – questo territorio viene indicato come uno di quelli più a rischio d’Italia; cosa confermata anche dagli studi recenti dell’Enea, che sta mappando le aree che verranno sommerse entro la fine di questo secolo. Possibile che nessuno abbia avuto qualche dubbio su questa scelta di «riqualificazione ambientale»?
CERTO I NOSTRI AMMINISTRATORI pensano, come tutti, che è meglio un negozio di una centrale termo-elettrica, ma gli sfugge che ancora più positiva sarebbe per la sicurezza della popolazione una laguna, cioè un’area di assorbimento delle acque durante gli eventi estremi. Non solo più sicurezza, ma anche possibilità di fitodepurazione e, perché no, un turismo assai più sostenibile di quello previsto dello shopping. Ne sarebbero assai più felici non solo gli uccelli, ma anche tante persone non accecate da un consumismo inutile e dannoso.
MA CHI AMMINISTRA PREFERISCE RESTARE su Marte: i permessi sono stati ormai concessi, la demolizione della centrale è in corso. I lavori di smantellamento degli impianti, la demolizione, la bonifica del suolo, e la ricostruzione degli edifici richiederanno anni; un tempo però che il cambiamento climatico difficilmente concederà. È prevedibile che per terminarli più che camion si dovranno usare chiatte lagunari.
NON SOLO UNA SCELTA SBAGLIATA per la popolazione, ma anche una beffa, perché, quando la zona verrà raggiunta dal mare, la comunità sarà chiamata a porvi rimedio. Chi pagherà i costi per proteggere questo cosiddetto «eco-paradiso» che si sta progettando? La risposta la si conosce: i soliti noti. Queste scelte non sono solo un danno alle generazioni future, ma costituiscono anche un pericoloso precedente.
Anche la centrale di Montato di Castro, mai entrata in funzione, deve essere demolita, e quindi anche lei potrebbe diventare un centro commerciale e, perché no, un insediamento turistico sull’esclusiva costa maremmana. Il Comune di Montalto di Castro ha fatto un’ordinanza per richiederne la demolizione e il ripristino del patrimonio ambientale e paesaggistico, contro la quale la proprietà ha fatto un ricorso, che fortunatamente e saggiamente è stato respinto proprio da pochi giorni dal Tar del Lazio. Ma se prosegue l’operazione Piombino chissà quali proposte allettanti verranno fatte prima di togliere la prima pietra!
* Task force Natura e Lavoro