«Piccoli spiragli» al termine del terzo round di negoziati tra delegazione ucraina e russa. I risultati, minimi, avrebbero a che vedere con i corridoi umanitari, secondo quanto dichiarato dal consigliere presidenziale di Kiev Mikhailo Podolyak ma, considerato che fino ad oggi in realtà i corridoi non sono stati effettivi, è lecito dubitarne. Anche perché l’azione di Mosca procede ed è in questo clima di intensificazione dell’offensiva e delle sempre più frequenti denunce da parte ucraina di vittime civili che si è giunti a questo incontro, cui ne dovrebbe seguire un quarto, forse già oggi.

PODOLYAK HA AGGIUNTO che sono proseguite le consultazioni «intense» sulla questione principale di garantire un cessate il fuoco in Ucraina.

Ma – come riportato dalle agenzie internazionali – il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky ha affermato che «le aspettative dei negoziati non sono state soddisfatte», augurandosi che le prossime volte saranno fatti dei passi avanti. Secondo Mosca la parte russa avrebbe portato «molti documenti» che gli ucraini hanno chiesto legittimamente di studiare.

Presumibile che tra quei fogli ci siano le richieste russe esplicitate in diverse occasioni di Putin (una sorta di resa quasi totale dell’Ucraina) e che da parte ucraina non ci sarà alcuna volontà di accettarle. Anche perché sul campo le truppe russe, nonostante le tante difficoltà logistiche e una resistenza che forse a Mosca non si aspettavano, sono avanzate.

NELLA MATTINATA DI IERI si era già evidenziata la problematica di arrivare a un compromesso: i corridoio umanitari annunciati dai russi, in realtà prevedevano uno sbocco in Russia e Bielorussia; per Kiev si è trattato di una proposta «immorale».

Nel pomeriggio di ieri l’offensiva russa avrebbe prodotto la morte di almeno 13 civili per un attacco aereo su una fabbrica di pane nella città ucraina di Makariv, poco fuori Kiev (secondo il ministro delle infrastrutture ucraine Oleksander Kubrakov ammonterebbe a circa 10 miliardi di dollari il costo dei danni alle infrastrutture da quando la Russia ha invaso il Paese).

Una delle situazioni più critiche è ancora a Mariupol, dove sono saltati i corridoi umanitari e dove la stessa Croce Rossa internazionale denuncia che il suo personale, insieme ad altri civili, «non è stato in grado di lasciare la città portuale di Mariupol assediata in Ucraina a causa della ripresa delle ostilità e della mancanza di una via di uscita sicura».

DOMINIK STILLHART, direttore delle operazioni presso il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), ha detto alla Bbc che la squadra aveva tentato di partire domenica, ma si era reso conto che la strada che gli era stata indicata era minata.

E in serata nuovi allarmi aerei nella capitale Kiev, dove nel pomeriggio il sindaco aveva lanciato l’allarme circa un ingresso – «da un minuto all’altro» – delle truppe russe nella città. La situazione tragica sembra non mutare a Irpin, dove domenica almeno otto persone sono state uccise dai colpi di mortaio russi durante un tentativo di evacuazione.

IL SINDACO DELLA CITTADINA di 40mila abitanti poco distante dalla capitale ha accusato le forze russe di aver preso di mira deliberatamente coloro che fuggivano: «Tutti sanno dove stiamo portando i civili in macchina, lungo le vie di evacuazione. E stanno prendendo di mira le rotte». Chi è riuscito a sfuggire ha raccontato di case in fiamme, devastate, popolazione racchiusa negli scantinati senza acqua, gas e luce.

Sul fronte diplomatico, nella mattinata di ieri ha avuto un certo risalto la conferenza stampa del ministro degli esteri cinesi Wang Yi durante la quale il funzionario ha articolato la posizione cinese in quattro punti: aderire agli scopi e ai principi della Carta delle Nazioni unite, rispettare e salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i paesi, rispettare le legittime preoccupazioni per la sicurezza dei vari paesi (ovvero quelle della Russia), insistere su soluzioni pacifiche attraverso il dialogo e il negoziato, specificando che – come riportato dall’agenzia di stato Xinhua nel comunicato in cinese – «La Cina è disposta a svolgere la mediazione necessaria in collaborazione con la comunità internazionale quando sarà necessario». Un’altra fase interlocutorio da parte di Pechino, preoccupata dalle ricadute economiche delle sanzioni contro la Russia.

PREOCCUPAZIONI CONDIVISE con il resto del mondo, specie per quanto riguarda la questione energetica. Il prezzo in salita rapida e impetuosa del petrolio sta aprendo scenari inverosimili fino a qualche giorno fa: secondo i media americani ci sarebbe stata una missione «top secret» in Venezuela da parte di una delegazione, richiesta espressamente da Biden per sondare un possibile allentamento delle sanzioni economiche imposte al Venezuela e in grado di consentire una ripresa della sua produzione petrolifera. In cambio Washington chiederebbe a Caracas di modificare la sua posizione (il Venezuela ha votato contro la risoluzione Onu di condanna di Mosca).

MADURO non ha commentato, ma la missione è stata confermata da Reuters e Cnn nella sua versione spagnola. Non solo perché Biden sarebbe anche pronto a parlare di una opportunità simile a quella discussa con Caracas con l’Arabia saudita.