Una norma sull’ambiente che cambi la Campania al tempo dei cambiamenti climatici: oltre 100 tra realtà locali, associazioni e federazioni sindacali si stanno confrontando per sviluppare dal basso una proposta di legge che affronti in modo coordinato cambiamento climatico e governo del territorio; ambiente ed energia; agricoltura e cibo sostenibili. «C’è una distanza troppo grande – spiegano – tra l’urgenza degli interventi e il ritmo e l’orientamento di molte delle scelte in campo». L’iniziativa è oggetto della tre giorni organizzata a Napoli presso il circo Ilva di Bagnoli Rigenera – territorio, clima, Campania (info www.infinitimondi.eu). Si comincia oggi alle 17, prevista la lectio di Ugo Leone. Domani si discuterà del manifesto della Fillea Cgil «per una rigenerazione urbana e sociale inclusiva e sostenibile»; sabato dalle 9 si entrerà nel merito della proposta di legge, a confronto dalle 11.30 Rossella Muroni, Pier Giorgio Ardeni, Alessandro Genovesi, Luciana Castellina e il direttore de il manifesto Andrea Fabozzi.

Come si è sviluppato il percorso lo racconta Antonio Avilio dell’associazione Rinascita: «Tra maggio e giugno abbiamo fatto una serie di seminari. A fine luglio avevamo una bozza su cui mobilitare territori e realtà eterogenee che tuttavia vivono problemi simili rispetto, ad esempio, all’inquinamento. A Pomigliano, centro industriale, abbiamo il tema delle polveri sottili, a Scafati gli sversamenti nel fiume Sarno, ad Acerra l’inceneritore. E poi c’è la Terra dei fuochi. A fine agosto abbiamo lanciato l’iniziativa, settembre e ottobre sono stati dedicati ai laboratori itineranti, momenti di discussione collettiva da cui è venuta fuori una sintesi che presenteremo nella tre giorni. Il lavoro che ne uscirà verrà consegnato ai tecnici perché prenda una veste giuridica, quindi partirà la raccolta di firme per depositare in Consiglio regionale la proposta di legge».

Infine: «L’ambientale è il perno intorno al quale impostare un nuovo modello di società, lo spirito della rete è affrontare in maniera congiunta le gravi criticità della Campania». Spiega il comitato promotore: «Siamo in un territorio tra i più esposti per la collocazione geografica, la conformazione idrogeologica, le carenze delle politiche di cura del territorio, la speculazione edilizia e il consumo dissennato di suolo, per i livelli di inquinamento in diverse sue zone. Ma anche per il grande peso della rendita fondiaria e immobiliare, nucleo di potere che tende a condizionare le scelte delle politiche pubbliche. Per non parlare del peso dell’ecomafia».

L’urbanista Alessandro Dal Piaz: «L’idea è costruire una legge regionale che abbia al centro il problema del contrasto alle alterazioni climatiche ma anche la mitigazione degli effetti, visto che il clima è già alterato. L’urgenza è la sicurezza del territorio. Ad esempio, la legge già prescrive la necessità di trasferire le residenze legittime, ma pericolose, dalle aree a rischio alluvione. Finora c’è stato un approccio solo formale: la richiesta ai Comuni del censimento degli edifici in zone R3 o R4 ipotizzando il loro trasferimento. Operazioni quasi mai attuate da chi deve eseguirle a proprie spese. Il Testo unico ambientale prevede sostegni economici finora mai visti. Questo è certamente uno dei punti da affrontare anche dal lato finanziario».

E ancora: «I piani urbanistici debbono essere nello stesso tempo piani di mitigazione degli effetti ambientali e lotta al mutamento climatico quindi contrasto vero al consumo di suolo. Occorre quindi dare elementi oggettivi e riconoscibili per delimitare il territorio già urbanizzato in cui contenere le trasformazioni insediative, sapendo che il resto del territorio deve essere destinato agli assetti naturali dove non è ancora coltivato e, dove coltivato, soltanto agli interventi necessari per le coltivazioni».

Altro punto, la produzione di energia da fonti rinnovabili «scegliendo prioritariamente – si legge nella proposta – di destinarla alle comunità locali e ai settori socialmente più esposti: un modo per unire giustizia sociale a giustizia ambientale. L’acqua deve essere pubblica». E sulle coltivazioni: «Il grosso delle risorse sia indirizzato all’agricoltura sostenibile e bio. Tutte le attività, per godere dei contributi, dovranno aderire alla procedura ‘Liberi da sfruttamento del lavoro’. Potenziare la rete di consumo consapevole, base infrastrutturale per la diffusione del consumo critico».