Il pensiero di Gramsci ha ampia diffusione a livello globale, spesso però relegato in circoli di intellettuali e specialisti, trovando spazio in ambienti politico-accademici e di alta cultura, senza raggiungere realmente coloro a cui si dirigeva: i subalterni, gli oppressi, gli esclusi.

Tuttavia alcuni movimenti popolari latino-americani, in particolare il Movimento dei Contadini Senza Terra (Mst) in Brasile non solo considerano Gramsci come riferimento della loro azione politica ed educativa, ma traducono in pratica alcuni suoi concetti teorici, con una rilettura originale. Ne abbiamo parlato con Peter Mayo, studioso dell’intellettuale sardo, esperto e sostenitore del Mst.

Gramsci in America Latina è un riferimento per l’organizzazione culturale di movimenti subalterni come quello dei Contadini Senza Terra, eppure in Europa e negli Stati Uniti resta spesso confinato tra le mura delle accademie…
In Brasile la lotta politica di movimenti sociali come ed esempio il Movimento dei Contadini Senza Terra Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra – Mst – avendo come obiettivo la riforma agraria, integra aspetti culturali, sociali, educativi con la trasformazione del sistema di produzione, cosa che raramente accade dalle nostre parti. Come riportato dal grande intellettuale brasiliano e studioso di Gramsci – Carlos Nelson Coutinho – la strategia politica di tali movimenti aderisce alla prospettiva gramsciana di un marxismo aperto alle condizioni esistenziali che coinvolgono non solo questioni di economia politica, ma il ruolo della cultura – compresa l’arte e l’educazione – nella lotta per la trasformazione intellettuale e morale, che è alla base di quella sociale.

Dalla sua fondazione, il Mst ha costruito più di 2000 scuole ispirandosi al pensiero di Gramsci, oltre che Paulo Freire, Anton Makarenko, Florestan Fernandes, tra gli altri. La sua proposta politico-pedagogica è ancora così potente?
Vorrei citare il pensiero di Leo Panitch, scomparso recentemente, vittima del Covid. Il politologo e attivista socialista canadese esamina come i partiti socialdemocratici, nell’introdurre forme di democrazia partecipativa, non hanno mai superato il sistema di produzione capitalista, causa di aberranti diseguaglianze sociali.
Al contrario, il Mst, come mostrato dalla ricerca sul campo di Rebecca Tarlau, adotta una strategia antagonista allo Stato capitalista ispirandosi proprio a Gramsci, il cui pensiero ci spinge verso un’analisi delle congiunture per conquistare non solo la posta in palio del governo, ma alla lunga quella della trasformazione dello Stato, cosa certamente più complessa.

L’Mst interpreta Gramsci come una costruzione dal basso, dalle classi storicamente subordinate: non si può dire lo stesso del Partido dos Trabalhadores, che pure ne è storico alleato. Non è una contraddizione?
Certamente, e tale contraddizione coinvolge il ruolo degli intellettuali organici, definiti come tali non per uno status accademico, ma per la funzione sociale nel promuovere visioni e modi di operare. Secondo Carlos Nelson Coutinho, il Partido dos Trabalhadores – Pt – ha rappresentato, fino agli anni ’90, un grande spazio di dibattito ed elaborazione delle idee di Gramsci. Lo stesso partito, nel secolo XXI, da quando è andato al governo, ha dovuto necessariamente negoziare con il capitale e i partiti che ne rappresentavano gli interessi, perdendo la spinta rivoluzionaria: è enorme la differenza tra i governi Pt e le riforme strutturali rivendicate da movimenti popolari di carattere agrario, economico, ambientale, energetico, alimentare, educativo, della salute pubblica. Così non si riesce più a capire se i suoi intellettuali sono organici alla strategia rivoluzionaria o all’egemonia del capitale.

A proposito di lotte per l’egemonia, l’estrema destra in Brasile dispiega dispositivi di fake news per attaccare Gramsci e altri pensatori alternativi al loro modello:si fa leva su quel senso comune da lui criticato che degenera spesso in negazionismo, teorie del complotto e altre espressioni di un pensiero massificato…
La pericolosità delle fake news risiede nel legame fra il sentimento espresso e le paure quotidiane delle persone, ma sono mezze o nulle «verità», infarcite di ambiguità. La pedagogia critica, su cui Gramsci ha avuto un influsso notevole, vuole proprio rendere chiare tali contraddizioni. Si tratta di andare oltre ciò che si vede superficialmente per problematizzare i fenomeni. La filosofia della praxis è alla base del pensiero di Gramsci: riflessione sull’azione che fa leva su analisi teoriche per valutare le pratiche in maniera più critica ed efficace per la trasformazione sociale. Gramsci parla da individuo schierato, non indifferente. L’educazione tecnicista, per Bolsonaro e soci, sarebbe invece quella della escola sem partido.

«Escola sem partido», puntando sulla neutralità dell’educazione, vuole negare il diritto di discutere temi politici a scuola, reprimendo il pensiero critico. «Odio gli indifferenti» diceva Gramsci; «L’educazione è un atto politico» affermava Paulo Freire…
E «meglio fascista che indifferente», esclamava don Milani, nonostante fosse d convintamente antifascista. Essere neutrali vuol dire insegnare ad adattarsi allo status quo e imparare a vivere a sostegno delle strutture esistenti del potere: interpretare la formazione come un processo tecnico pieno di «certezze» da non investigare. La pedagogia e la filosofia della praxis, interpretate in modo coerente dal Mst, esigono il contrario: non cedere al sistema egemonico che predilige l’ordinaria amministrazione. Escola sem partido vuol far credere che esaminare la società in maniera critica e non semplicistica sia propaganda, mentre bisognerebbe accettare un sistema che privilegia i ricchi e i «figli di papà» a scapito delle classi subalterne di contadini e lavoratori.

L’artificio della neutralità è dunque alla base del populismo, non solo in Brasile?
Ci fu il tentativo – nelle parole di Enrico Berlinguer – da parte del regime fascista di «uccidere scientificamente» Gramsci mediante le varie detenzioni, tuttavia, come si vede, è profondo il suo influsso nell’educazione popolare in Brasile e nell’America Latina dove si discute di intellettuali organici, analisi di congiuntura, guerra di posizione, egemonia.

Attualmente si cerca di neutralizzare la praxis mediante un discorso populista, spietato a livello di «senso comune», fondato sulle menzogne alla Trump e Bolsonaro, piene di stereotipi e concetti monolitici. Rappresentano la realtà in modo falsificato senza nessuna riflessione sui contesti, le cause strutturali, le contraddizioni storiche, utilizzando il negazionismo e alterando la percezione di fenomeni quali il covid e l’immigrazione. Il populismo evita domande, analisi strutturali, profondità storica ed esalta il senso comune, incentivando una coscienza massificata.

Così si spiega perché Gramsci sia al centro di una disputa così aspra in luoghi di tensioni sociali come il Brasile ed è questa la ragione per cui andrebbe studiato, compreso e discusso, come si fa nelle scuole del Mst e come hanno fatto a Barbiana: a partire dalla lettura dei subalterni, a cui lui ha dedicato la sua vita.