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Pegasus in Colombia. Petro denuncia: «Comprato dalle destre»

Tel Aviv, il quartier generale di Nso GroupTel Aviv, il quartier generale di Nso Group – Sebastian Scheiner/Ap

Sorveglianza Il presidente colombiano svela un file classificato dell'intelligence finanziaria israeliana

Pubblicato circa un mese faEdizione del 7 settembre 2024

«Come hanno fatto 11 milioni di dollari in contanti a uscire dal Paese e arrivare in Israele senza lasciare traccia?». A porre la domanda è il presidente colombiano Gustavo Petro, durante un discorso alla nazione trasmesso lo scorso mercoledì 4 settembre in prima serata. Lo chiede a se stesso, ai suoi concittadini ma soprattutto alla Procura, che già indagava su presunte intercettazioni illegali che diversi magistrati hanno denunciato di subire.

SCANDENDO ogni singola parola, Petro ha letto un documento classificato come riservato che l’Unità di intelligence finanziaria israeliana (Impa) ha inviato a quella di informazione e analisi della finanza colombiana (Uiaf). Nel file, regolarmente protocollato, Tel Aviv chiedeva conto a Bogotà di un deposito di denaro di 5,5 milioni di dollari in contanti sul conto della società israeliana Nso, parte di un accordo economico per un totale di 11 milioni. La Nso è un gruppo privato che produce sistemi di cyber intelligence, tra i quali il famoso software spia Pegasus. Lo spyware è stato al centro di una bufera internazionale quando nel 2021, partendo da una rivelazione giornalistica della Forbidden Stories, si scoprì che era stato utilizzato per spiare, seguire e sorvegliare politici (tra cui capi di stato), giornalisti, rappresentanti delle istituzioni di almeno 18 Paesi.

Nel mese di marzo del 2022, il quotidiano israeliano Haaretz pubblicò un articolo in cui, facendo riferimento a fonti e attività di inchiesta, rivelava l’acquisto del software da parte del governo colombiano nel 2021, sotto la presidenza di Iván Duque il quale, però, negò la compravendita.

NEL DISCORSO di mercoledì, lungo circa 14 minuti, Gustavo Petro ha fatto riferimento specifico a Duque, il quale avrebbe acquistato lo spyware proprio a metà 2021, quando migliaia di manifestanti scesero nelle piazze colombiane per chiedere il ritiro delle annunciate riforme finanziarie e le dimissioni dell’ex presidente. Petro ha dichiarato che secondo le indicazioni dell’ente di intelligence finanziario israeliano non avrebbe potuto rendere pubblico quel documento ma che ha deciso comunque di farlo perché le relazioni tra i due paesi sono state interrotte a maggio in conseguenza dell’attacco a Gaza. Secondo la ricostruzione del presidente, la Dipol, la direzione dell’intelligence di polizia colombiana, avrebbe chiuso l’accordo con la società israeliana e trasportato i soldi, in contanti, su un jet privato fino a Tel Aviv.

Il giorno dopo la conferenza presidenziale, la Procura colombiana ha fatto sapere che includerà questa indagine in quella già aperta per le presunte intercettazioni dei magistrati. La Colombia potrebbe essere il quarto Paese dell’America latina, dopo il Messico, la Repubblica Dominicana ed El Salvador, in cui il software spia viene utilizzato. Sfruttato, secondo Petro, anche contro le opposizioni, durante la campagna elettore che avrebbe visto poi trionfare il suo partito: «Ma qui sorge un’altra domanda. Chi altro hanno intercettato? Hanno chiesto e ottenuto un ordine giudiziario come stabilisce la costituzione?».

In realtà, anche se l’ordine giudiziario fosse stato firmato, vi sono molti dubbi che l’utilizzo del software possa rispettare le norme costituzionali. Pegasus non solo consente di leggere messaggi e ascoltare conversazioni telefoniche. Chi lo possiede può entrare nel dispositivo di telefonia mobile semplicemente conoscendo il numero del suo proprietario. A quel punto è capace di controllare il cellulare, le applicazioni, ascoltare tutto ciò che viene detto e guardare attraverso la telecamera. Il programma spia consente anche di caricare fotografie, inviare messaggi, email, come se a farlo fosse il proprietario del telefono.

TRA I PAESI in cui il software è stato utilizzato c’è la Spagna (anche il presidente Pedro Sánchez era sotto controllo), gli Emirati Arabi Uniti, l’Ungheria, il Marocco, l’Indonesia. In Messico sono stati intercettati diversi giornalisti, tra cui Cecilio Pineda, ucciso nel 2017. Le destre colombiane non hanno risposto alle accuse ma hanno definito il discorso di Petro solo un modo per spostare l’attenzione dai reali problemi del Paese e dagli importanti scioperi di questi giorni nel settore dei trasporti.

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