I monitoraggi dell’Africa Cdc (Centres for Disease Control and Prevention) da circa un anno chiedevano un più efficace livello di solidarietà globale per vaccinare l’Africa. Puntando, nel complesso, anche a una strategia continentale e regionale più coordinata e tener conto degli effetti indiretti del Covid-19 sull’intera economia sanitaria africana, già afflitta da enormi disuguaglianze.

SECONDO AHMED OGWELL OUMA, al Summit di Bruxelles in veste di vicedirettore dell’Africa Cdc, «anche le strategie di finanziamento non convenzionali impiegate nella lotta al Covid, comprese le donazioni di filantropi, di società private e il sostegno dei singoli governi, nonché la riduzione del debito per la salute, sono state misure importanti per una minima strategia di lotta al virus, ma in queste ore è accaduto qualcosa di più significativo, con la notizia della produzione dei vaccini in sei Paesi africani. Purtroppo i tempi saranno ancora molto lunghi per contrastare davvero la pandemia fra la nostra gente: in alcuni Stati ancor più che in altri, ad esempio il Ruanda, senza dimenticare l’aumento dei casi in Uganda. Per cui, senza la sospensione dei brevetti, nell’immediato non si avranno risultati tangibili».

Lavorando con gli Stati membri dell’Unione africana, Ogwell Ouma ha guidato, inoltre, in questi ultimi due anni, con l’approccio One Health, un team di esperti per progettare un futuro miglioramento della salute dell’Africa attraverso un potenziamento della diagnosi precoce, cercando poi di applicare una risposta abbastanza rapida nel contrasto alle frequenti emergenze.

«IL PARTENARIATO UE-AFRICA – dice il medico kenyano – mira a realizzare uno sviluppo interamente sostenibile, con una cooperazione più forte nel settore sanitario. Tale cooperazione sta avendo buone prospettive, con un approccio basato non soltanto sulle cure, ma sui diritti del malato, sul rafforzamento dei sistemi sanitari, includendo le comunità più fragili, e investendo in settori chiave per raggiungere l’assistenza sanitaria di base, i servizi igienico-sanitari, la salute nella sessualità e nei diritti riproduttivi. Esiste poi il capitolo enorme legato al Covid, che, in queste ore, sta conoscendo risvolti importanti, che nel lungo termine ci aiuteranno anche col problema logistico di dosi vaccinali giunte senza un necessario preavviso per organizzarsi in maniera decente».

«Ad oggi però – osserva Ogwell Ouma – la situazione resta preoccupante. Sebbene i rapporti globali dell’Oms del 2020 mostrino progressi nel controllo di Hiv, tubercolosi e malaria nei paesi africani, ci sono ancora lacune significative nel raggiungimento degli obiettivi globali. Allo stesso modo, gli studi di modellizzazione prevedono che è improbabile che la maggior parte dei paesi dell’Africa raggiunga gli obiettivi vaccinali nel 2030, così come è improbabile raggiungere, in meno di un decennio, una significativa riduzione della mortalità infantile».

VIENE ANCHE RIBADITO che nel continente sono state segnalate, anche in questi giorni, interruzioni dei servizi primari dei reparti di maternità a causa delle misure di contrasto al Covid, con ricadute drammatiche. In Kenya, ad esempio, i tassi di parto in ospedale sono diminuiti del 70%, mentre in Uganda la mortalità materna è aumentata dell’82%.

Inoltre, un recente sondaggio dell’Oms ha mostrato che fino a 1,37 milioni di bambini, in Africa, hanno perso il vaccino contro la tubercolosi, mentre 1,32 milioni di bambini hanno perso il vaccino contro il morbillo. Per il vice direttore del Cdc «servirebbe anche un’Agenzia Africana per i medicinali, l’equivalente di Ema e Fda».