Si conclude in questi giorni il festival internazionale del documentario di Yamagata. L’evento, che nasce nel 1989 e che si svolge ogni due anni nell’omonima cittadina nel nord del Giappone, è tornato quest’anno a svolgersi in presenza, dopo che l’edizione del 2021 era stata trasferita online a causa della pandemia.
Fra le prerogative del festival, il saper offrire una selezione dei migliori film di non-fiction provenienti da ogni parte del mondo, ma soprattutto l’essere una grande finestra aperta sul cinema documentario, in tutte le sue sfaccettate, forme e declinazioni, proveniente dal continente asiatico.

«A night of knowing nothing»di Payal Kapadia

IN QUESTO SENSO, uno dei focus più affascinanti di questa edizione è stato quello sul cinema prodotto in maniera indipendente e segreta in Myanmar dopo il colpo di stato del primo febbraio 2021. Losing Ground è un mediometraggio del 2023 diretto da un regista che rimane, per sicurezza, anonimo, sulla sua personale esperienza nelle proteste dopo il colpo di stato. Si tratta di una dolorosa riflessione su come la presa del potere da parte della giunta militare abbia distrutto la vita del protagonista, il regista stesso. Dopo aver partecipato alle proteste infatti, l’uomo viene imprigionato per otto mesi e una volta rilasciato non riesce più a ritornare alla vita pre-prigionia. Le immagini all’interno della sua abitazione sono spesso immerse nell’oscurità e riflettono lo stato del regista che non può scrollarsi di dosso un senso di terrore che pervade ogni fibra del suo corpo. Il solo vedere un mezzo di trasporto della polizia o dell’esercito lo fa tremare e gli provoca nausea, come afferma il regista stesso verso la fine del lavoro, e Yangon, la più grande città del paese e luogo in cui vive, è ora diventata per lui come una grande prigione.
Completamente diverso per stile e concezione, ma altrettanto interessante è Journey of a Bird del 2021, anche questo a firma anonima. Si tratta di un breve lavoro filmato nei giorni e mesi successivi al colpo di stato e che documenta la vita quotidiana di un gruppo di giovani, tutti sui vent’anni. Il lavoro racconta lo scorrere dei giorni tra proteste nelle strade, canzoni cantate insieme e la necessità di cambiare appartamento per ben tre volte in un breve lasso di tempo, per paura di essere perseguitati dalla polizia. Uno spaccato che, pur mostrando alcune scene della resistenza e della violenza nelle strade, si concentra, come una sorta di diario, sulla paura istigata nella popolazione e come questa abbia cambiato radicalmente la vita di un gruppo di giovanissimi.

La redazione consiglia:
Haiku per immagini di memoriaSempre ambientato in Myanmar, Above and Below the Ground, diretto da Emile Hong del 2023, è invece un lavoro che esplora le difficoltà della minoranza etnica cristiana che abita la regione di Kachin al nord del paese, vicino al confine con la Cina. La vita della piccola comunità sta per venire sconvolta dalla costruzione di un’enorme diga, affidata ad una compagnia cinese. La resistenza viene descritta dal punto di vista di due donne, in prima linea nelle proteste, e di un gruppo rock che attraverso le sue canzoni esprime il dissenso di un’intera comunità.

LE VOCI femminili sono anche protagoniste di due film girati in India sulla nuova legge di cittadinanza e più in generale sulla situazione politica e sociale da quando il governo di estrema destra di Narendra Modi è salito al potere. A Night of Knowing Nothing è un documentario sperimentale, già passato a Cannes nel 2021 e diretto da Payal Kapadia. Il film trasforma in immagini sgranate in bianco e nero il senso di orrore e di terrore in cui vivono le giovani generazioni di studenti universitari a Nuova Delhi, fra discriminazioni di casta e repressioni della polizia. Formalmente molto diverso, Land of My Dreams (2023) affronta lo stesso periodo e le stesse tensioni sociali da un punto di vista più femminista e forse più articolato. «Losing Ground» è diretto da un regista che rimane, per sicurezza, anonimo, una dolorosa riflessione su come la presa del potere da parte della giunta militare abbia distrutto la sua vitaLa regista Nausheen Khan, studentessa universitaria, racconta in forma di riflessione diaristica e attraverso interviste e immagini girate in loco, la storia delle donne che hanno formato il movimento non-violento contro la legge indiana di modifica della cittadinanza. Tra il 2019 e il 2020, le donne di Shaheen Bagh a Nuova Delhi, studentesse, madri e donne più anziane, hanno protestato la repressione sistematica contro la minoranza musulmana, una delle declinazioni nazionaliste del governo di Modi. Mese dopo mese questi sit-in pacifici si sono estesi nel resto della capitale e del paese, creando un movimento di protesta più esteso che ha criticato le politiche del governo in tutte le sue sfaccettature destrorse. Il lavoro oltre a fornire un complesso quadro della situazione, offre anche alcune dolorose riflessioni della regista che, in quanto musulmana, si trova al centro di una personale tensione fra il suo credo religioso e le sue esperienze sociali.

FIN DAI SUOI INIZI, una delle caratteristiche peculiari del festival di Yamagata è stata quella di esplorare la storia meno conosciuta del cinema documentario giapponese. Quest’anno un vasto programma, ben 38 lavori, è stato dedicato al regista, poeta e studioso di cinema Shinkichi Noda (1913-1993). Una produzione variegata che copre un ampio lasso di tempo, dal 1941 al 1991, e che va dai film industriali e d’educazione con piglio avanguardistico realizzati negli anni Sessanta, ai lavori sul folklore, sperimentali o meno, girati dai Settanta fino ai primi anni Novanta. Ma nel programma sono stati presentati anche documentari indipendenti che raccontano le attività, le lotte e gli scioperi sindacali degli anni Cinquanta, le proteste contro l’Anpo (il trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra Giappone e Stati uniti) del decennio successivo, fino ad alcuni lavori più formalmente e dichiaratamente sperimentali. Una menzione speciale la merita The Matsukawa Incident: Seeing the Truth Through the Wall del 1954, con cui Noda costruisce un documentario di contro-informazione molto moderno per stile e metodo, sul deragliamento di un treno nel 1949. Tre persone perirono nell’incidente e membri del partito comunista e del sindacato dei ferrovieri furono ingiustamente accusati di sabotaggio. Attraverso interviste, minuziose ricostruzioni dell’accaduto e grafici animati, il documentario smonta passo dopo passo tutti gli assunti su cui si fondavano le accuse. A dare ragione a Noda e collaboratori, il fatto che successivamente tutti gli accusati furono prosciolti ed il caso chiuso definitivamente senza trovare i colpevoli nel 1970.

Tutti i premiati dell'edizione 2023
Il premio Robert and Frances Flaherty per il miglior film in competizione è andato a «A Night of Knowing Nothing» di Payal Kapadia, mentre il Mayor’s Prize, sempre nella stessa categoria, a «The Visit and a Secret Garden» di Irene M. Borrego. Premio speciale della giuria a Ekiem Barbier, Guilhem Causse e Quentin L’helgoualc’h, registi del francese «Knit’s Island». Nel programma New Asian Currents Awards, il premio principale, l’Ogawa Shinsuke Prize, è stato vinto dal birmano «Losing Ground» (anonimo), mentre l’Awards of Excellence è andato a «A Lost Heart and Other Dreams» of Beirut di Maya Abdul-Malak.