«Macron ordure», spazzatura, recita la scritta su di una paratia a fianco dell’ingresso del più grande inceneritore parigino, al confine sud-est della capitale. Un paio di centinaia tra spazzini, sindacalisti, studenti e altri attivisti cercano di scrollarsi il freddo di dosso davanti ai cancelli dello stabilimento, chi sfregandosi le mani, chi cantando cori. Oggi è ripartito lo sciopero degli spazzini parigini, iniziato il 7 marzo scorso e poi interrotto il 29, che aveva ricoperto un ruolo fondamentale nel rilancio della mobilitazione contro la riforma delle pensioni di Macron, seppellendo Parigi sotto i rifiuti. Un gruppetto di spazzini e camionisti ridacchia...