«Con amore per la mia terra e per il popolo dell’Iran». Si chiude con queste parole la lunga dichiarazione con cui Jafar Panahi, pubblicata sul suo profilo IG dalla moglie, ha annunciato di avere iniziato lo sciopero della fame nella prigione di Evin dove è detenuto dallo scorso luglio. Il regista, che era già stato ripetutamente condannato per la sua vicinanza all’Onda verde, nel 2009, e per questo non poteva più uscire dal Paese, era stato arrestato per avere protestato contro l’arresto di due altri registi, Mohammad Rasulof e Mostafa Al-Ahmad che era seguito a quelli di molti artisti nei giorni precedenti.
Panahi mentre stava parlando con alcuni esponenti delle autorità insieme ai legali dei detenuti è stato arrestato con riferimento a una sentenza pendente in modo illegale visto che ormai dall’accusa erano passati più di dieci anni.

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Arrestato Jafar Panahi in Iran, un attacco feroce alla libertà d’espressioneIl regista sperava di essere liberato su cauzione, come vuole la procedura legale, il regista avrebbe infatti avuto diritto a uscire di prigione in maniera provvisoria, fino a nuovi aggiornamenti sul processo. Le autorità, però, hanno negato tutto, portando avanti un trattamento privo di umanità e legalità. Da qui lo sciopero. «Oggi, come molte persone intrappolate in Iran, non ho altra scelta se non protestare contro questo comportamento illegale e inumano con quanto più caro è in mio possesso: la mia stessa vita. Rifiuterò di mangiare e di bere, e non accetterò alcuna cura fino alla mia liberazione. Forse almeno il mio corpo senza vita uscirà libero dalla prigione».

IL REGISTA del magnifico Gli orsi non esistono si definisce «ostaggio del banditismo di regime e di una giustizia che capitola completamente a leggi arbitrarie». Malato da qualche tempo, secondo i famigliari Panahi è oggi in in una situazione psicologica sempre più critica.