Rocco Palombella, segretario generale della Uilm per tanti anni dipendente dell’ex Ilva di Taranto, lei ha denunciato come a migliaia di lavoratori di Acciaierie d’Italia è apparsa sul proprio profilo del portale aziendale la comunicazione di proroga di cassa integrazione straordinaria con un logo (a fianco nella pagina) con lo sdraio e il sole.
Oltre al danno della cassa integrazione, la beffa di essere presi in giro. L’azienda continua a comportarsi in modo offensivo: già la Cigs è stata richiesta senza un incontro sindacale, ora arriva l’ennesima conferma di come vengono considerati i lavoratori.

La strana coppia formata dall’amministratrice delegata di nomina Mittal Lucia

Il logo aziendale usato per la cassa integrazione

Morselli e dal 74enne presidente Franco Bernabè, boiardo di stato totalmente digiuno di siderurgia, continua a sembrare deleteria.
Quando, tramite Invitalia, lo stato è entrato nel capitale abbiamo pensato fosse la salvezza. Non solo non si è verificata e le cose continuano ad andare male sia dal punto di vista produttivo che occupazionale, ma in più lo stato continua a mettere risorse – per ultimi i 680 milioni del decreto – senza incidere minimamente nelle scelte dell’azienda. Con noi sindacati poi il presidente Bernabè non ha mai illustrato alcuna piano, se non la promessa di decarbonizzazione nell’arco di 10 anni che si è rivelata lettera morta. Ogni volta che chiediamo spiegazioni, scopriamo che ne sappiamo più noi di loro su quanto succede nell’azienda. È una situazione di inaudita gravità, chiediamo un incontro al ministro Urso nel più breve tempo possibile.

E dal punto di vista ambientale qual è la situazione nell’acciaieria a Taranto?
Anche da questo punto di vista siamo in forte ritardo. A quanto ci risulta l’azienda chiederà la proroga dell’Autorizzazione ambientale integrata. L’anno scorso sosteneva di aver già raggiunto il 90% delle prescrizioni a cui deve ottemperare entro il prossimo agosto, ma evidentemente non era vero o si è fermata. Se chiederà la proroga è chiaro che la magistratura la considererà inadempiente con inevitabili ripercussioni.

Noi siamo il sindacato più rappresentativo e non abbiamo firmato perché in 1.600 diventano esuberi, la produzione rimane a 4 milioni annui e c’è ritardo sul piano ambientale

La settimana scorsa è avvenuta una grave spaccatura sindacale sulla firma dell’accordo per il prolungamento della cassa integrazione: Fiom e Fim Cisl hanno firmato, voi della Uilm e l’Usb no denunciando che i 1.600 lavoratori in amministrazione straordinaria sono considerati esuberi.
Come sindacati eravamo stati compatti nel contrastare lo scorso accordo di cassa integrazione e per tutto l’anno ci siamo ripetuti che avevamo fatto bene. Quest’anno nel testo che ci è stato sottoposto solo in videoconferenza si prevede per il 2023 una produzione di soli 4 milioni di tonnellate di acciaio, scegliendo di tenere un altoforno chiuso, segno che la proprietà non vuole tornare ai 6 milioni di tonnellate annue che è l’unico valore con cui tutti i dipendenti di Taranto potranno tornare al lavoro. La proroga della Cig straordinaria – che poi diventerà in deroga – è dunque inaccettabile. Noi e l’Usb siamo stati coerenti, la Fiom no.

Cosa contesta alla Fiom? Loro sostengono che in realtà i 1.600 esuberi non ci sono e che l’accordo è migliorativo rispetto al precedente.
A Taranto si può anche litigare, ma firmare l’accordo a livello nazionale è grave. Io ho cercato di aiutare la Fiom nella vicenda Stellantis chiedendo che l’azienda tornasse in Confindustria. Michele De Palma, a cui voglio bene, al congresso di Padova diceva: “Mai più accordi separati”. E invece qui lo ha firmato lui, addirittura assieme al Fismic che non ha rappresentanza. Parlano di democrazia ma a Taranto noi abbiamo 23 delegati, l’Usb 12 per una maggioranza di 35 su 63 nelle recenti elezioni. La Fiom ne ha 11 e la Fim 16. Sul merito, è chiaro che siamo davanti a una dichiarazione esplicita dell’azienda di non voler più rispettare il vincolo di assunzione dei 1.600 lavoratori in Amministrazione straordinaria previsto dall’accordo sindacale del 2018.