Frenata in commissione Giustizia, ieri al Senato, sulla legge che tutela gli orfani di femminicidio. I tempi per l’approvazione del ddl potrebbero slittare a dopo l’estate. A bloccare il via libera all’esame in sede deliberante, che avrebbe evitato il passaggio in aula, sono stati i senatori di Forza Italia, Gal e Lega.

Nel testo si fa riferimento ai figli delle unioni civili. E così i senatori di centrodestra hanno imposto lo stop al provvedimento, attaccando: «Si cerca di far entrare dalla finestra un tema già affrontato in altra sede». La sottosegretaria Maria Elena Boschi ha espresso «dispiacere per la scelta del gruppo di Forza Italia di stoppare la legge approvata all’unanimità alla Camera. Mi auguro che i deputati e le deputate di Fi, a cominciare dalle ex ministre Carfagna e Prestigiacomo, facciano cambiare idea ai loro colleghi». Si fa sentire anche la ministra dei Rapporti con il parlamento, Anna Finoccchiaro: «E’ una scelta priva di senso».

La replica arriva da Paolo Romani, presidente dei senatori forzisti: «Fi è indiscutibilmente a favore del rapido varo del provvedimento. La mancata assegnazione in deliberante dipende dalla necessità di correggere alcuni errori materiali del testo».

A Boschi risponde anche Carfagna: «Non condividiamo la decisione dei nostri colleghi ma le loro obiezioni vadano approfondite. In ogni caso è bello scoprire che Boschi c’è. Non ricordiamo sdegno di fronte a una norma, inserita nella riforma del codice penale, che permette di estinguere il reato di stalking pagando. Né alcuna protesta quando fu approvata in consiglio dei ministri una norma che aboliva la carcerazione preventiva per gli stalker».

Il presidente dei deputati Pd, Ettore Rosato, dà un’interpretazione differente della decisione di Forza Italia: «Per bloccare tutto hanno usato l’argomento del riconoscimento indiretto dei figli nati dalle unioni civili. Ma il segnale che arriva è la sottovalutazione di un dramma sociale».

Il ddl prevede, tra l’altro, l’assistenza legale dei figli delle vittime a spese dello stato a prescindere dal reddito; annulla il diritto alla pensione di reversibilità per il colpevole; annulla, per il ritenuto colpevole, il diritto al godimento dell’eredità, che spetterà ai figli delle vittime. E ancora, il sequestro dei beni dell’indagato per assicurare agli orfani il risarcimento del danno e la tutela per i maggiorenni che non siano autosufficienti. Infine, la pena per il femminicidio diventa l’ergastolo.