37 seggi (23,3%) e la mappa elettorale dei Paesi Bassi divenuta quasi tutta azzurro chiaro, il colore dell’estrema destra del Partij voor Vrijheid di Geert Wilders: è questo l’esito del voto olandese di mercoledì. I dati definitivi confermano quanto emerso dal primo exit poll che ha incoronato primo partito il Pvv, seguito a più di 10 seggi di distanza dal ticket rossoverde PvdA- GroenLinks, guidato da Frans Timmermans e fermatosi al 15,5% e 25 deputati alla Tweede Kamer. Appena dietro si è collocato il liberale Vvd dell’ex premier Mark Rutte col 15,2% e 24 seggi. Ancora più indietro si è attestata la novità centrista Nuovo contratto sociale (Nsc) di Pieter Omtzigt, dato tra i favoriti fin dalla sua nascita, che si è invece fermato a soli 20 seggi (12,8%). A percentuali molto inferiori tutti gli altri, a partire dalle tre forze alleate dell’ultimo esecutivo, tutte in forte calo, tra questi il progressista D66 passato dai 24 seggi del 2021 a 9, perdendo quasi il 10% dei voti, il democristiano Cda sceso a soli 5 seggi (ne aveva 15 due anni fa) e infine il conservatore Cu, che ha ottenuto due seggi in meno dei 5 del 2021.

DAL PUNTO DI VISTA geografico la mappa del voto mette in evidenza un profondo divario tra le città, quasi tutte pitturate di rosso, da Amsterdam a Eindhoven, passando per Groningen o Utrecht, grazie alla maggioranza ottenuta dal ticket rosso verde PvdA-GroenLinks, e la provincia olandese dove a prevalere è il Pvv in quasi tutte le municipalità.

Uno tra i primi a celebrare la vittoria del suo leader Geert Wilders, con il tweet «i venti del cambiamento sono qui», è stato il leader ungherese Orbàn. Dopo di lui sono arrivati i complimenti di Marine Le Pen e di Matteo Salvini dello stesso gruppo di estrema destra al parlamento europeo Identità e Democrazia.

GEERT WILDERS è riuscito a portare il proprio partito al primo posto nel parlamento nazionale nonostante la sua figura sia da anni sotto la lente dei media, nazionali e internazionali, e anche della giustizia. «Volete più o meno marocchini?», aveva chiesto, infatti, nel 2014 il leader islamofobo olandese alla folla durante un suo comizio. Alla risposta corale «meno, meno» aveva replicato: «ce ne occuperemo». Per questo episodio Wilders è stato condannato nel 2016 e nel 2020 dalla giustizia olandese per insulti. Una decisione che, però, non ha fermato la sua carriera.

Ad aiutarlo è stato anche lo scontro in atto tra Israele e Hamas. Da sempre promotore di una retorica fortemente anti-islamica, proponendo in più occasioni la messa a bando del Corano o la pubblicazione di vignette satiriche sul testo sacro, vede in Israele un baluardo della democrazia in Medio Oriente e un valido alleato contro la diffusione dell’islam.

IN POLITICA FIN DA GIOVANE, ha voluto seguire la strada tracciata da Pym Fortuyn, docente universitario fortemente critico dell’islam ucciso nel 2002 da un militante ambientalista. In rotta di collisione con il liberale Vvd in cui aveva iniziato la sua carriera, Wilders ha dato vita prima al personalistico Groep Wilders che è poi confluito nell’altrettanto personalistico Pvv, Partito per la Libertà. L’esordio della formazione, di cui Wilders, infatti, è l’unico iscritto, risale alle elezioni del 2006 con 9 seggi ottenuti, poi diventati 24 nel 2010, 17 nel 2021 e ora ben 37, con la concreta speranza per Geert Wilders, a seconda di come andranno le consultazioni, di diventare primo ministro dei Paesi Bassi o perlomeno di partecipare alla coalizione governativa.

PER ORA GLI ALTRI PARTITI più grandi, dal centrista Nsc al liberale Vvd, oltre al ticket rossoverde PvdA-GroenLinks, hanno escluso di voler partecipare a un governo guidato da Wilders. Eppure la costanza del leader islamofobo potrebbe giocare a suo favore: anni di opposizione non lo hanno fiaccato e anzi gli hanno dato quell’aura di credibilità e affidabilità di cui l’elettorato olandese di destra e centro destra era alla ricerca dopo l’uscita di scena del liberale Mark Rutte. Sono stati proprio l’ex premier e il suo partito che hanno favorito l’ascesa di Geert Wilders, adottandone alcune parole d’ordine e insistendo nei loro richiami all’identità olandese contro la minaccia posta dagli stranieri e dalle minoranze etniche e religiose. «Comportatevi normalmente o andatevene» recitava il motto elettorale dei liberali nel 2021, accusato di trasmettere una visione stereotipata, dicotomica e al fondo razzista della società olandese. Chissà se con “normalità” intendevano anche il voto all’estrema destra di Geert Wilders.