Una nuova associazione è stata presentata ieri in una delle sedi simbolo delle battaglie femminili e femministe italiane, la Casa internazionale delle donne di Roma. Si chiama Associazione di solidarietà donne per le donne (Asdd) ed è stata fondata alcuni mesi fa da 7 attiviste afghane hazara, arrivate in Italia nell’estate del 2021, quando le istituzioni della Repubblica islamica crollavano e i Talebani tornavano al potere a Kabul.

Chi ha partecipato alle manifestazioni organizzate da allora in Italia contro il regime dei Talebani già conosceva Sediqa Mushtaq, Shahrbanu Haidari, Zolfa Mahmoudi, Sediqa Sharifi, Nesa Mohamadi, Sharifa Behzad, Saleha Yaqubi: promotrici infaticabili, tessitrici di relazioni e di alleanze, incarnano il nuovo protagonismo della diaspora afghana nel nostro Paese. Sollecitato proprio dalla restaurazione dell’Emirato islamico dei Talebani, favorito dall’arrivo nel nostro Paese – attraverso la cosiddetta evacuazione dell’agosto 2021 -, è un protagonismo che allinea finalmente la diaspora italiana a quella di altri Paesi europei, per capacità progettuale e presenza nel dibattito pubblico, non più soltanto “comunitario”. In questo caso, l’attivismo delle 7 donne afghane – alle spalle ruoli di rilievo nel tessuto sociale ed economico dell’Afghanistan – ha incontrato PartecipAzione, un programma realizzato dall’organizzazione non governativa Intersos in collaborazione con l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati. Alla sua quinta edizione, dal 2018 PartecipAzione ha sostenuto e finanziato 50 associazioni di rifugiati in 12 regioni.

Ma il caso dell’Associazione di solidarietà donne per le donne appare particolare: «In appena un anno, dopo un’esperienza così traumatica, siete riuscite a organizzarvi e a diventare già una presenza significativa in Italia: complimenti», ha dichiarato Ana de Vega, per l’Unhcr. Mentre la presidentessa di Asdd, Sediqa Mushtaq, già membro del Board di indirizzo della Afghan Women’s Chamber of Commerce and Industries, ha indicato nell’educazione sessuale, nell’educazione alla salute riproduttiva, nell’assistenza psicologica, le principali attività dell’associazione. Che ora dovrà affrontare una doppia sfida: fare rete, dando sostegno e includendo le donne afghane residenti in Italia ma allo stesso tempo fare da sponda per le donne afghane rimaste in Afghanistan.

Ed è proprio al Paese di provenienza che è stata dedicata l’ultima parte dell’incontro di ieri, con una discussione – moderata da Dawood Yousefi – sui diritti negati di donne e bambini nel Paese, con la giornalista Barbara Schiavulli e il regista e attivista Amin Wahidi. Il quale è tornato su #StopHazaraGenocide, la campagna con cui la comunità degli hazara, la minoranza sciita, chiede un intervento della comunità internazionale per fermare le stragi nel Paese. L’ultima è di poche settimane fa, come ricordano i poster all’interno della Casa internazionale delle donne: il 30 settembre 2022, «più di 64 civili», perlopiù giovani studentesse, tutte hazara, sono state uccise da un attentatore suicida nella sede del centro d’istruzione Kaj a Kabul.