Sono sempre più numerosi gli studi che stanno rivelando una realtà allarmante: l’Amazzonia è contaminata dal mercurio e quindi con essa un gran numero di specie vegetali e animali, popolazioni umane comprese.

QUELLO RECENTEMENTE PUBBLICATO sulla rivista Nature communication ha interessato l’Amazzonia peruviana sudorientale, rivelando come una delle zone a maggiore livello di biodiversità del mondo sia imbevuta di mercurio a livelli devastanti. Nello specifico la ricerca mostra per la prima volta come una foresta vergine, a causa della prossimità con siti dove l’oro viene estratto con modalità artigianali, abbia intercettato ingenti quantità del metallo, sia in forma particellare che gassosa, e a una velocità tanto maggiore quanto più ampia è la copertura fogliare interessata.

SIAMO NEL DIPARTIMENTO di Madre de Dios, uno dei più poveri e isolati del paese, dove oltre 100 mila ettari di foresta hanno subito processi di disboscamento a causa dell’estrazione informale dell’oro: un’attività che può rappresentare una fonte di sostentamento economico per alcune famiglie, ma che nella maggior parte dei casi rientra nel circuito delle economie illegali.

LA CACCIA ALL’ORO LUNGO I FIUMI di questa regione dell’Amazzonia è aumentata notevolmente nell’ultimo decennio e si prevede che continuerà a farlo a causa del prezzo di mercato che non accenna a diminuire e del fatto che la zona è stata messa maggiormente in comunicazione con i centri urbani grazie all’autostrada interoceanica.

PORTATA AVANTI DA STUDIOSI di istituzioni statunitensi, canadesi e peruviane, la ricerca ha individuato quantità inaspettatamente elevate di mercurio negli alberi e anche nelle penne caudali di svariate specie di uccelli, sui quali il mercurio ha effetti come la ridotta capacità di canto e navigazione, ridotta capacità riproduttiva e aumento del rischio di morte. L’atmosfera vicino ad alcuni siti minerari amazzonici, spesso non autorizzati e difficili da monitorare, aveva una concentrazione di mercurio di fondo di circa 10,9 nanogrammi per metro cubo, simile o superiore a quella delle aree urbane e industriali di Stati Uniti, Cina e Corea del Sud.

IL MERCURIO VIENE AGGIUNTO ai sedimenti o ai minerali per isolare l’oro. Nell’acqua un trapano perfora segmenti di pietre del letto del fiume e il fondo viene tirato in superficie da delle draghe. Nel caso venga rinvenuta la presenza di polvere di oro, l’esplorazione continua. Le sabbie e i frammenti raccolti vengono mescolati con il mercurio allo stato liquido in un contenitore e con il rimescolamento il metallo grigio attrae quello giallo, separandolo dagli altri sedimenti.

IL MERCURIO NON SI LEGA all’oro e deve essere eliminato e succede che viene buttato nel fiume. L’amalgama viene invece riscaldata per concentrare l’oro, rilasciando mercurio allo stato gassoso, che andrebbe catturato con degli appositi dispositivi, spesso mancanti in quanto tali attività si svolgono in modalità estremamente rudimentali. Mentre finisce il suo lavoro con l’oro, questo metallo tossico indistruttibile, persistente e soggetto a bioaccumulo, inizia il suo viaggio infinito nell’aria e nell’acqua.

IL MERCURIO ATMOSFERICO, se inalato dall’uomo, cosa che succede spesso ai lavoratori, induce disturbi nervosi e del comportamento, come tremori, insonnia, perdita di memoria, cefalee. Provoca danni anche ai reni e alla tiroide. Quello disperso nell’acqua, invece, viene ingerito dalle specie di pesci più piccole ed entra nella catena alimentare fino all’uomo, dove gli organi più colpiti sono il cervello, i reni e il fegato. È stato inoltre dimostrato che il mercurio può attraversare la placenta, contaminando il feto.

QUESTO TIPO DI ESTRAZIONE è la più grande fonte di inquinamento da mercurio a livello globale, responsabile del 71% delle emissioni nella regione e del 37% nel mondo.

ANCHE LA COLOMBIA VEDE LA SUA foresta pluviale investita pesantemente dal fenomeno: i livelli più alti di contaminazione da mercurio nei pesci e nell’uomo si registra in 5 fiumi amazzonici. In Colombia si presuppone che una percentuale stimata tra il 68 e l’82% delle 53 tonnellate d’oro prodotte dal paese ogni anno provenga da fonti informali. L’estrazione illegale dell’oro inoltre rappresenta anche un fattore di rischio sociale al pari delle coltivazioni di cocaina e la presenza di gruppi armati.

IN UN PAESE CHE STA CERCANDO faticosamente di intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla guerra civile, l’intreccio con le economie illegali finalizzate a finanziare attività paramilitari e con la criminalità è ancora più stretto e rafforzato dalla mancanza dello Stato in vaste aree prima controllate dai guerriglieri. Ricerche di settore hanno provato la correlazione fra la presenza di siti di estrazione illegale dell’oro e maggiori livelli di violenza sugli attivisti ambientali e le migrazioni forzate.

L’ESTRAZIONE ILLEGALE DELL’ORO nelle zone amazzoniche ha beneficiato anche degli effetti della pandemia, sia in Perù che in Colombia e anche in Brasile, tutti paesi attraversati dagli stessi grandi fiumi amazzonici: se le frontiere via terra erano chiuse per cercare di impedire la circolazione del virus, quelle vie d’acqua hanno sempre rappresentato una rete di collegamento e di estrazione che ha potuto intensificarsi ancora più di prima.