L’Organizzazione delle Nazioni Unite non è riuscita a trovare un accordo sulla protezione della fauna marina. Il sovrasfruttamento dei pesci e la distruzione degli ecosistemi marini rappresenta un problema per oltre 3 miliardi di persone, che dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento.

I diplomatici di tutto il mondo non sono riusciti a raggiungere un accordo su un trattato delle Nazioni Unite volto a proteggere la vita marina in alto mare e salvaguardare il 30% degli oceani del mondo (11 milioni di kmq) entro il 2030, dopo che un quinto ciclo di colloqui si è concluso con una impasse.

I negoziati a New York sono stati sospesi dopo due settimane: gli ambientalisti speravano potessero colmare una lacuna nelle misure internazionali di protezione dell’ambiente marino. Il trattato proposto andrebbe a stabilire le regole per proteggere la biodiversità in due terzi delle aree oceaniche del mondo che sono al di fuori delle giurisdizioni nazionali.

I colloqui si sono incentrati su come condividere i benefici della vita marina, istituire aree protette, prevenire i danni delle attività umane in alto mare e aiutare i Paesi poveri ad acquisire le competenze e i mezzi per l’esplorazione degli oceani. Secondo gli attivisti, delusi per il mancato raggiungimento di un accordo, i colloqui hanno comunque prodotto alcuni progressi.