Una grande sfera rossa, simbolo di una Terra avvolta dalle fiamme, piazzata davanti al grattacielo di Intesa Sanpaolo a Torino. Come rossi sono i tubi che avvolgevano le braccia dei tanti attivisti di Extinction Rebellion che, ieri, si sono incatenati nella hall della banca. Mentre altri si arrampicavano ai tiranti esterni. È il terzo blitz del movimento ambientalista alla vigilia del blindatissimo G7 su clima, energia e ambiente, che si apre oggi alla Reggia di Venaria alle porte di Torino. L’azione arriva dopo lo spettacolo «circense» inscenato, venerdì, davanti alla sede Rai di via Verdi, per denunciare le pressioni politiche del governo sui media, e dopo il presidio alle Gallerie d’Italia di mercoledì.

Extinction Rebellion contesta ai G7 di continuare a sostenere il consumo di gas, ampliando il divario tra gli obiettivi politici e quelli basati su conoscenze scientifiche, e contemporaneamente denuncia gli investimenti fossili di Intesa. Come riportato dal rapporto di ReCommon, dal 2015 a oggi, Intesa Sanpaolo ha sostenuto l’industria fossile con 81,6 miliardi di dollari, risultando nella lista delle prime 40 banche a livello mondiale che finanziano l’espansione di multinazionali del settore. I manifestanti hanno appeso uno striscione rosso tra i due tiranti del grattacielo con la scritta «Sette governi decidono, mentre il mondo brucia». Tra gli occupanti anche un «Re Nudo»: una delle attiviste ha, infatti, indossato un costume da scheletro, con mantello rosso e corona in fiamme.

«Questo Re Nudo simboleggia le menzogne dei governi e delle grandi banche come Intesa di fronte agli evidenti effetti del collasso climatico. Il Mediterraneo è una zona rossa climatica, una delle aree del pianeta che si sta riscaldando più rapidamente. E l’Italia è un paese che sta pagando un prezzo molto alto. Per evitare una catastrofe dovremmo smettere immediatamente di estrarre e bruciare gas. Invece, Intesa continua a investire in progetti di estrazione», spiega Matilde di Extinction Rebellion. E Margherita aggiunge: «Stiamo assistendo a una normalizzazione della crisi ecoclimatica. Governi e ministri ne parlano come di qualcosa che fa ormai parte del nostro panorama, trasformandola in un rumore di fondo».

Da oggi fino a martedì 30 aprile, Torino e Venaria Reale saranno sede della riunione dei ministri dell’Ambiente di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, nessuno in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. L’obiettivo del forum è «individuare azioni coerenti, complementari e interconnesse per affrontare la crisi climatica, energetica e ambientale in atto, con un’attenzione particolare alle aree e alle popolazioni più vulnerabili». Padrone di casa è il ministro Gilberto Pichetto Fratin, che ha rilanciato nuovamente il ritorno al nucleare, annunciando di «aver dato mandato al professor Giovanni Guzzetta di costituire un gruppo di alto livello per ridisegnare l’ambito legislativo, normativo e di governance del sistema regolatorio italiano, per accogliere un eventuale programma di ripresa della produzione nucleare».

Sulla crisi climatica si aspettano tante parole e pochi fatti. E anche in Valsusa – cuore della battaglia ambientalista più emblematica degli ultimi decenni («Il Tav è un crimine climatico e ambientale», dicono i No Tav) – si guarda con sospetto e critica al G7. Ed è in corso una nuova mobilitazione: passeggiate, spettacoli teatrali, iniziative di lotta e campeggi nei presidi di Venaus e a San Giuliano.

Un calendario di iniziative che culmina oggi con la manifestazione popolare contro il G7. Si parte alle 14 dal parco Galileo Galilei di Venaria. Poi tutti in corteo per le vie limitrofe al centro.