Neymar e Kakà votano Bolsonaro. Sulla presidenziali in Brasile pesa anche la preferenza degli assi del pallone, in un paese che vede calcio e politica spesso a braccetto. Vale quindi molto per il presidente uscente l’endorsement arrivato con un balletto su TikTok dal numero dieci della nazionale brasiliana e del Paris Saint Germain. Bolsonaro ha condiviso sui social l’appello danzante di Neymar, «Vota e conferma il 22», che è il numero associato al leader dell’estrema destra nell’urna elettronica, il giorno dopo aver visitato l’istituto di beneficenza di O Ney a San Paolo.

Certo, colpisce la scelta di Neymar pochi giorni dopo aver sostenuto il compagno di nazionale Vinicius jr, vittima di commenti razzisti in Spagna per i suoi balletti successivi ai gol segnati. Potrebbe aver pesato, tra le varie opzioni, la sospensione voluta da Bolsonaro delle indagini del fisco brasiliano su Neymar, accusato nel 2016 di dovere oltre 40 milioni di euro allo Stato.

Insomma, il calciatore più famoso del Brasile può essere un asso nella manica per un potenziale recupero di Bolsonaro, da sempre sostenitore della nazionale brasiliana, al punto da aver invitato i votanti a recarsi alle urne con una casacca della Seleção. Bolsonaro è sostenuto anche da Kakà, Cafu, Felipe Melo, l’ex Milan e Real Madrid Robinho, quasi tutti di religione evangelica, un movimento del cristianesimo protestante ultraconservatore che in

Brasile è in grande crescita da anni, professato da circa un terzo dei brasiliani.

E però nutrito anche il pacchetto di atleti che hanno appoggiato la candidatura di Lula. Dall’ex re dei calci di punizione Juninho Pernambucano al centrocampista della nazionale e del Bayer Leverkusen Paulinho, che ha ricordato l’origine umile di tanti calciatori – poi divenuti ricchi e famosi – che avrebbe dovuto indurre il calcio a seguire in blocco il leader del partito socialista. Tra i seguaci di Lula c’è anche Raì, idolo del San Paolo, ex numero dieci del Psg negli anni Novanta e fratello minore di Socrates, una stagione incolore alla Fiorentina ma soprattutto fondatore della Democracia Corinthiana (che prende il nome dallo Sport Club Corinthians Paulista), il movimento legato al calcio che contribuì a far cadere la dittatura in Brasile e a cui hanno aderito calciatori come Walter Casagrande (attaccante al Torino e Ascoli), che ha detto di non tifare più per il Brasile con Neymar in campo.