L’ultima l’hanno salvata domenica sera nel carcere di Genova Pontedecimo. La donna, 31 anni nata in Francia ma con cittadinanza bosnia/erzegovina, aveva già legato la corda ricavata da un lenzuolo alle sbarre delle finestra del bagno e se non fosse stato per il pronto intervento degli agenti penitenziari sarebbe stato l’ennesimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno, il 61esimo dopo il giovane di 27 anni che sabato scorso si è tolto la vita alla Dogaia di Prato (il terzo in sette mesi nella casa circondariale toscana). Ora la detenuta è fuori pericolo ed è ricoverata nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Martino del capoluogo ligure.

SUICIDI, RIVOLTE, proteste e gesti di autolesionismo, insieme una tensione sempre alta e aggravata dal caldo delle ultime settimane, continuano a segnare pesantemente l’estate delle carceri italiane. Una situazione che è ormai giunta «al collasso» denunciano i Garanti territoriali dei detenuti che ieri hanno chiesto un incontro al ministro della Giustizia Carlo Nordio: «Siamo in piena emergenza umanitaria, sia sulle problematiche carcerarie degli adulti sia sul tema della giustizia minorile. E’ nostro dovere intervenire al più presto». Da qui la richiesta dell’incontro «per poter discutere dello stato attuale delle nostre carceri».

Basterebbe leggere le cronache degli ultimi giorni per rendersi conto di come la situazione rischia di diventare esplosiva con le proteste che si susseguono da Nord a Sud del paese. Solo 24 ore fa è tornata la calma nel carcere di Terni dopo che alcuni detenuti si erano rifiutati di entrare nelle celle protestando contro il sovraffollamento e «il perdurare della carenza dell’assistenza sanitaria a fronte di patologie importanti e serie». Ma proteste analoghe ci sono state a Velletri (180 detenuti in più rispetto alla capienza), Rieti, Rebibbia e Regina Coeli (1.130 detenuti a fronte di 600 posti disponibili) di Roma, Vibo Valentia e Biella. A Milano, invece, il Garante dei detenuti ha depositato in procura la lettera ricevuta da un recluso nel carcere di Opera in cui si denunciano presunte violazioni dei diritti umani nell’istituto di massima sicurezza.

DEL RESTO BASTA LEGGERE l’analisi preparata dal Garante nazionale dei detenuti Felice Maurizio D’Ettore per fugare ogni dubbio su come si è costretti a vivere in prigione. Dei 57 suicidi (al momento della relazione) che si sono avuti nel 2024, scrive il Garante, «risulta che 30 persone, pari al 52,6%, si sono suicidate nei primi sei mesi di detenzione. Di queste 7 entro i primi 15 giorni, 3 delle quali addirittura entro i primi 5 giorni dall’ingresso». Senza dimenticare i sei agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno.

Gli atti di autolesionismo registrati tra i detenuti fino a luglio sono stati invece 7.430 contro i 7.216 di tutto il 2023; 374 i ferimenti (365 nel 2023) tre le rivolte contro le due del 2023. E mancano ancora cinque mesi alla fine dell’anno. Inoltre su 61.134 detenuti (14.500 in più rispetto ai posti disponibili), 58 sono costretti a vivere in celle più piccoli di 3 metri quadrati, misura minima stabilita nel 2021 dalla Corte di cassazione per ogni detenuto nelle celle collettive. 14.118 si trovano in celle fra i 3 e i 4 metri quadrati e 46.387 in celle più grandi di 4 metri quadri. Se questa è la situazione, per quanto apprezzabile sia il gesto, appare davvero poco il conforto che potranno portare i 2.200 ventilatori regalati ieri dalla Cei a 31 carceri italiane. «Possibile che non è chiaro dalle parti di Palazzo Chigi – si chiedeva ieri Fabio Pagani, segretario ligure della Uilpa Polizia penitenziaria – che rischia di accadere molto di più e molto peggio di quanto successo nel marzo del 2020 quando, allo scoppiare della pandemia per Covid-19, vi furono pesantissime sommosse in decine di carceri e si contarono 13 morti?».

UN’EMERGENZA alla quale il governo non sembra in grado di rispondere. Ieri il ministro Nordio ha ricordato di aver rafforzato l’organico di educatori, funzionari contabili, mediatori culturali, dirigenti penitenziari. Interventi insufficienti per le opposizioni. «Perché Meloni e Nordio non vogliono vedere la strage silenziosa che sta avvenendo nelle carceri? Tornino sulla terra e intervengano con urgenza», ha chiesto il segretario di +Europa Riccardo Magi. Sulla stessa linea la dem Debora Serracchiani, per la quale «la situazione nelle carceri sta esplodendo e dal ministro Nordio ancora non abbiamo risposte concrete su come affrontare il problema. Il governo non può voltare la testa, deve intervenire con urgenza».