La storia di Charlie Chaplin che arriva terzo, addirittura in alcune versioni 27mo, a una gara di imitatori di Chaplin, è una leggenda metropolitana. Invece è vero che la star sino americana degli anni Trenta, Anne May Wong, la prima della sua etnia ad affermarsi a livello internazionale, si vide soffiare ruoli da donna cinese da colleghe occidentali truccate pesantemente da asiatiche. E sempre alla Wong, figlia di californiani di origine cinese, icona prima del cinema muto poi di quello sonoro oltre che di teatro e radio, fu preferita una tedesca, Luise Rainer, nel ruolo della protagonista (cinese) di La Buona Terra, tratto dal romanzo della Nobel Pearl S. Buck, parte che le valse un Oscar.

È l’attrice Li Jun Li, di Shangai, a prestare oggi ad Anne May Wong le fattezze, in Babylon di Chazelle, in sala in Italia nel week end in cui si sono aperti festeggiamenti del Capodanno Lunare celebrato da cinesi, tibetani, coreani, vietnamiti, filippini, malesi, a Singapore e nelle Chinatown del mondo occidentale, a San Francisco in primis; la più grande comunità asiatica fuori dalla Cina e anche la più antica, narrata in molti plot di narrativa e cinema. Su tutti Chinatown di Polanski del 1974.

Seguendo il calendario lunare le date della celebrazione sono cangianti, come la Pasqua cristiana, ma si collocano tra il 21 gennaio e il 20 febbraio. Nel 2023 di ritorno al festeggiamento condiviso anche in Cina dopo gli stop pandemici, l’anno nuovo è cominciato il 22 gennaio e si brinda fino al 5 febbraio, giorno della Festa delle Lanterne che coincide con la prima luna piena del primo mese lunare. La festa segna l’inizio della primavera e ricalca, al di là dei simboli religiosi che spesso in Occidente si sono sovrapposti agli antichi riti agrari, le tradizioni di tutto il mondo legate al passaggio dal buio al progressivo ritorno della luce e della vita.

Natale, Pasqua, anche il ribaltamento del Carnevale che è una discesa al mondo degli inferi per evocare la nuova vita, hanno a che fare con l’eterna paura del buio e il sollievo per la sua ritirata. Non a caso la Vigilia del Capodanno Lunare in Cina si chiama Chúxí che vuol dire grosso modo «sbarazzarsi della sera».
In questo 2023, Anno del pacifico e assennato Coniglio, che nulla ha a che vedere con quello trafelato di Carroll o quelli terribili e misteriosi di Lynch, per la prima volta il Capodanno Lunare in California è giorno di festa ufficiale dello Stato.

Migranti
Il governatore Gavin Newson infatti ha voluto riconoscere «la diversità e il significato culturale che gli asiatici americani portano in California». Ed effettivamente, nei secoli, gli asiatici hanno portato molto nel Golden State, a partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento quando da Hong Kong cominciarono i viaggi verso la California orientale per prendere parte alla Corsa all’oro; più del 20% dei minatori erano cinesi, moltissimi altri andarono a riempire le fila della massa invisibile e vessata degli operai impiegati nella costruzione della First Transcontinental Railroad a collegare il sistema ferroviario degli Stati della costa Atlantica con la California e l’Oceano Pacifico. Un’opera che una volta terminata nel maggio del 1869 rese possibile il viaggio in treno tra New York e San Francisco in sette notti (contro i possibili quattro o sei mesi di viaggio via terra coi carri lungo gli Appalachi, se non via mare dal Missouri doppiando Capo Horn) contava tra i suoi costruttori il 90% di cinesi, miti, instancabili, non sindacalizzati, oltre a italiani, irlandesi e polacchi; molta della manovalanza della Central Pacific, la società incaricata di occuparsi della costruzione della parte di ferrovia da Sacramento, si disperse durante l’immane lavoro, anche attratta dal miraggio delle miniere d’argento. Non così i cinesi. A dare voce a quegli immigrati, dal 2012, c’è un progetto di ricerca e diffusione a cura dell’Università di Standford che raccoglie testimonianze e crea un archivio digitale ( su west.stanford.edu) sulla vicenda dei lavoratori ferroviari cinesi che nel 2014 – durante l’amministrazione Obama – sono stati inseriti nella Hall of Honor del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti.

Mark Twain
Prima di allora l’oblio; anzi, neanche venti anni dopo l’inaugurazione della ferrovia il Presidente americano Chester A. Arthur pensò bene di firmare il Chinese Exclusion Act, legge federale che proibiva l’immigrazione di lavoratori cinesi, abrogata per gradi dal 1943, il primo provvedimento atto a ostacolare l’immigrazione di un intero gruppo etnico negli USA. Anche Mark Twain nel 1861 racconta nel suo In cerca di Guai, cronache dal Far West dove era andato al seguito del fratello Orion Segretario del Territorio del Nevada, la condizione dei lavoratori cinesi in California: «Sono una razza innocua quando gli uomini bianchi li lasciano in pace e non li trattano peggio dei cani (…) non lamentano la mancanza di lavoro, trovano sempre qualcosa da fare (…) un cinese non può testimoniare in tribunale contro un bianco, mentre è sempre possibile il contrario. La nostra è la terra dei liberi. Nessuno lo nega, nessuno lo contesta. Almeno finché impediamo ad altri di testimoniare».

Anche Robert Louis Stevenson, in viaggio in California nel 1879, in un vagone di terza classe per «immigrati» sulla Union Pacific Railroad, racconta le condizioni miserabili dei cinesi lavoratori e viaggiatori (segregati in vagoni dedicati), come pure l’astio feroce e gratuito dei bianchi nei loro confronti.
Gli asiatici americani oggi costituiscono il 17% della popolazione della California, la quota più alta di qualsiasi Stato, con eccezione delle Hawaii, secondo il Pew Research Center, e come riportato dal New York Times; il 30% degli americani di origine asiatica degli Stati Uniti vive nel Golden State, e almeno due milioni di loro sono discendenti dell’ondata migratoria legata alla Corsa all’oro; le cose oggi vanno certamente meglio rispetto agli esordi, il provvedimento che ha reso il Capodanno Lunare festa ufficiale della California è un ottimo segnale, anche se sconta ragioni di opportunità politica (i Dem tengono alla fetta di elettorato asiatico che conta e occupa poltrone di rilievo) ed è incompleto: il giorno di ferie non viene retribuito agli statali, perché il Governo ha stimato la perdita di circa 80 milioni di dollari che deriverebbe dal pagamento dello stipendio nel festivo e dalla mancata produttività. Non se ne cruccia troppo Evan Low, membro dell’assemblea statale di San Jose che ha introdotto il disegno di legge e sempre al New York Times ha dichiarato che la decisione del Governatore della California «ha molto significato, perché la comunità asiatica americana e degli abitanti delle isole del Pacifico è stata tradizionalmente e storicamente trascurata». E da qualche anno si scontra con nuovi odi razzisti alimentati dalla pandemia (durante la quale l’allora Presidente Trump soleva riferirsi al COVID-19 come al «Chinese Virus»), tanto da portare, sempre nel Golden State, alla costituzione del gruppo STOP AAPI Hate (dove la sigla sta per America Asian Pacific Islander) che monitora e contrasta gli episodi di molestie, discriminazione, bullismo minorile contro gli asiatici americani e gli abitanti delle isole del Pacifico negli Stati Uniti.

Una sparatoria con undici vittime ha avuto luogo proprio il giorno del Capodanno Lunare, durante i festeggiamenti, a Monterey, con dinamiche e movente ancora da capire, e telefonata di Biden all’uomo, di origini asiatiche, che ha disarmato il killer; il Presidente gli avrebbe detto «tu sei l’America». Intanto da un paio d’anni, lunari, la deputata Grace Meng, vicepresidente del Congressional Asian Pacific American Caucus, tenta di far diventare il Capodanno cinese festa federale. Sarebbe la dodicesima ad essere introdotta nel calendario americano e arriverebbe dopo la proclamazione da parte di Joe Biden, due anni fa, del Juneteenth, il 19 giugno, ricorrenza della liberazione degli schiavi del Texas avvenuta nel 1865 su proclamazione del generale dell’esercito dell’Unione Gordon Granger.