La quantità di energia eolica e solare in costruzione in Cina è quasi il doppio di quella del resto del mondo. I numeri del nuovo report di Global Energy Monitor sono impressionanti: Pechino ha 180 gigawatt di energia solare su scala pubblica in costruzione e 159 gigawatt di energia eolica. Questo porta il totale dell’energia eolica e solare in costruzione a 339 gigawatt. Per avere un paragone, basti pensare che negli Stati uniti i gigawatt in costruzione sono appena 40. Tra l’altro, i dati si riferiscono soli ai parchi solari con una capacità di almeno 20 megawatt: ciò significa che il volume totale dell’energia solare in Cina potrebbe essere molto più alto. Già, perché i parchi solari su piccola scala rappresentano circa il 40% della capacità solare cinese.

NON SOLO LA REPUBBLICA popolare conferma la leadership globale nella produzione di energia rinnovabile, ma lo fa con proporzioni monstre. Tra marzo 2023 e marzo 2024, la Cina ha installato più energia solare di quanta ne abbia installata nei tre anni precedenti messi insieme, e più di quanta ne abbia installata il resto del mondo messo insieme per il 2023. Il gigante asiatico sembra destinato a raggiungere i 1.200 gigawatt di capacità eolica e solare entro la fine del 2024, sei anni prima dell’obiettivo fissato tempo fa per il 2030.

IL TUTTO AVVIENE in un momento, forse non a caso, in cui gli Stati uniti e l’Occidente hanno rafforzato il volume della retorica della «minaccia» dell’eccesso di produzione cinese. Non è un mistero che Pechino abbia acquisito una posizione di dominio assoluto sui pannelli solari. A oggi, solo il 5% dei pannelli solari è prodotto nella Ue, mentre il restante 95% è di produzione cinese. A ogni incontro bilaterale, Bruxelles apre il dossier della sovracapacità. Ad aprile la Commissione europea di Ursula von der Leyen, già impegnata in una crociata contro le auto elettriche, ha avviato due indagini anti-dumping per due delle maggiori società cinesi del settore. Ma svincolarsi dall’industria tecnologica verde di Pechino è assai complicato, anche perché la Cina si è mossa prima di tutti su diversi settori e con grande forza. Non solo pannelli solari, ma anche turbine eoliche e batterie sono comparti dominati dai colossi della Repubblica popolare.

NONOSTANTE LA SFIDA dialettica e a colpi di dazi (che hanno già colpito, seppure in modo provvisorio, le auto elettriche), la Cina non pare per nulla intenzionata a mollare la presa. Anzi, l’industria tecnologica verde è uno degli ingredienti fondamentali di quelle «nuove forze produttive» messe di recente da Xi Jinping al centro del modello di sviluppo cinese. Un ruolo che verrà confermato, esteso e celebrato con la liturgia del terzo plenum del XX Comitato centrale del Partito comunista al via domani.

Oltre agli aspetti industriali, i dati sulle rinnovabili vanno accompagnati a un altro risultato fondamentale: la Cina non ha autorizzato nuovi progetti siderurgici a base di carbone nel primo semestre del 2024. È la prima volta che ciò accade da quando ha annunciato i suoi obiettivi sulla decarbonizzazione, nel settembre 2020. I target fissati dal governo avevano subito una parziale battuta d’arresto dopo la grave crisi energetica del 2021, che aveva portato Pechino ad allentare la stretta sui nuovi progetti a carbone, tornati poi ad avere ampia capacità di manovra negli anni seguenti. Ora, però, arriva un segnale importante dopo che la produzione è stata stabilizzata.

L’ENERGIA PULITA ha generato il 44% dell’elettricità cinese nel maggio 2024, facendo scendere la quota del carbone al minimo storico del 53%, nonostante la continua crescita della domanda. Il carbone ha perso sette punti percentuali rispetto al maggio 2023, quando rappresentava il 60% della generazione in Cina. Secondo Carbon Brief, se l’attuale rapida diffusione dell’eolico e del solare continuerà, è probabile che la produzione di Co2 della Cina continui a diminuire, rendendo il 2023 l’anno di picco per le emissioni.

Certo, di strada da fare ne resta ancora tanta. Tra il 2020 e il 2023, il 30% della crescita del consumo energetico è stato coperto da fonti rinnovabili, rispetto all’obiettivo del 50%. Ma la nuova accelerata arriva in tempo per il 2025, quando Pechino dovrebbe annunciare i nuovi obiettivi climatici. Per consolidare il passo più rapido si punta sul miglioramento del sistema di stoccaggio.

NON A CASO, l’anno scorso sono stati investiti 11 miliardi di dollari in batterie agli ioni di litio, con un aumento del 364% rispetto al 2022. Nuove forze, appunto.