L’oppositore russo Aleksej Navalnyj ha annunciato la fine dello sciopero della fame, iniziato il 31 marzo scorso per protestare contro le condizioni della sua detenzione a seguito dell’arresto nel quadro del caso Yves-Rocher. L’annuncio arriva dopo le manifestazioni di mercoledì scorso, durante le quali, secondo Navalnyj, è stato «ottenuto abbastanza da revocare lo sciopero».

Le condizioni dell’attivista erano andate peggiorando negli ultimi giorni, tanto da richiedere un trasferimento in una struttura civile nella regione di Vladimir – dove sta scontando la sua detenzione – per accertamenti: una situazione che ha spinto giovedì anche i suoi medici personali a esprimersi contro un ulteriore digiuno che a loro dire avrebbe potuto causarne la morte. Dopo aver esaminato i referti delle analisi svolte in ospedale, lo staff ha richiesto il trasferimento in una struttura a Mosca, per consentirgli di ricevere un trattamento adeguato alle sue attuali condizioni.

Lo stop allo sciopero della fame arriva a seguito delle manifestazioni di mercoledì che secondo i dati di organizzazioni come Ovd-Info hanno portato a un totale di 1.631 arresti in tutta la Russia. Le proteste sono state particolarmente intense a San Pietroburgo, in cui si contano 743 fermi, mentre sono solo 26 quelli registrati a Mosca.

Sempre divergenti, invece, i numeri forniti dalle autorità e dallo staff di Navalnyj sulla partecipazione alle manifestazioni: mentre il ministero dell’Interno parla di 6mila persone a Mosca e 4.500 a San Pietroburgo, lo staff dell’attivista riferisce rispettivamente di 10-15 mila e 6-8 mila.

Numeri che, anche considerando le grandi manifestazioni in città come Ekaterinburg, Novosibirsk e Omsk, appaiono ridotti rispetto allo scorso gennaio, complice anche il discorso alla nazione di Vladimir Putin mercoledì scorso.

Nel frattempo, con la possibilità di nuove manifestazioni nel fine settimana, dalla comunità internazionale proseguono le richieste per il rilascio dell’oppositore, a cui le autorità di Mosca hanno risposto in maniera secca. La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha invitato i «paesi occidentali» a «concentrarsi sui loro problemi»: «Molti associano le sue condizioni a un avvelenamento da armi chimiche: se siete così preoccupati fornite tutto il materiale su ciò che gli è successo, cosa che non è stata ancora fatta».