Donald Trump ha incontrato la presidente della Camera, la democratica Nancy Pelosi, fresca di nomina a speaker, e altri dirigenti del Congresso per trovare un modo di porre fine allo shutdown arrivato a due settimane di blocco delle attività governative. Ma, come ci si aspettava, la soluzione non è stata trovata e, stando al leader democratico al Senato, Chuck Schumer, il presidente ha minacciato di mantenere lo shutdown per «mesi o addirittura anni» se il Congresso non finanzierà il muro con il Messico, che Pelosi e i democratici definiscono «un’ignominia».

Dopo che i nuovi rappresentanti si sono insediati, la Camera ha approvato le leggi che potrebbero porre fine allo shutdown, ma il pacchetto non passerà il voto del Senato guidato, anche se con piccolo margine, dai repubblicani. E se dovesse farcela, alla fine il pacchetto si scontrerebbe con il veto di Trump, come spiega il leader repubblicano al Senato Mitch McConnell, dicendo che non porterà al voto misure che il presidente non supporta.

Gli effetti dello shutdown sono sempre più evidenti e lo saranno maggiormente nei giorni a venire: durante l’elezione dello speaker della Camera i deputati hanno contato da soli i voti perché gli impiegati sono in riposo forzato. Solo un piccolo esempio degli effetti dell’interruzione delle attività governative che mette sotto stress entrambi i partiti, un po’ di più il repubblicano.

Alla prova del voto i democratici, divisi tra moderati e filo-socialisti, hanno resistito in modo più compatto e il voto per una vecchia conoscenza dell’establishement come Nancy Pelosi, che potenzialmente avrebbe potuto creare spaccature poco sanabili, è filato più liscio del previsto. Alexandria Ocasio-Cortez, la giovane socialista newyorchese neo eletta alla Camera e simbolo del nuovo corso democratico, ha dato il proprio voto a Pelosi, che sembra a sua volta intenzionata a non voler perdere il sostegno dei nuovi e giovani arrivati.

Diversa la storia per il partito al governo: in Senato McConnell affronta pressioni dei membri del suo partito che vorrebbero risolvere lo stallo e giovedì il senatore del Colorado, Cory Gardner, è stato il primo repubblicano a chiedere pubblicamente la fine dello shutdown, con o senza finanziamenti per il muro. Da settimane McConnell preferisce rimanere in disparte, insistendo sul fatto che spetta al presidente e ai dem negoziare la fine della parziale chiusura del governo federale, ma nel partito si inizia a chiedere una presa di posizione.

Astendendosi, McConnell sperava forse di far ricadere su i democratici la colpa per uno shutdown prolungato e dannoso e al contempo di proteggere i repubblicani in corsa per la rielezione nel 2020, incluso se stesso: nel 2020 il Gop si ritroverà nella stessa difficile situazione in cui si sono trovati i democratici al midterm 2018, dovendo gestire una mappa difficile, con diversi senatori che affronteranno la rielezione in Stati altalenanti o, peggio, in Stati vinti da Hillary Clinton nella corsa presidenziale del 2016.

Ora, però, dopo due anni di solide posizioni repubblicane, è iniziata una nuova era di governo diviso e, se il senatore Gardner ha rotto le fila per diventare il primo nel partito a chiedere la fine dello shutdown, si profila un’altra defezione. La senatrice del Maine, Susan Collins, ha detto di voler sostenere la mozione che separa i finanziamenti per la sicurezza nazionale dagli altri stanziamenti già approvati in modo bipartisan in commissione e riaprire gran parte del governo come propongono i democratici.

Mentre il vicepresidente Pence ha radunato una mezza dozzina di repubblicani della Camera per esortarli a votare contro le misure che riaprirebbero il governo senza nuovi finanziamenti al muro, la posizione rigida di McConnell riflette il suo nuovo status di uomo nel mezzo, in un Campidoglio dove i democratici controllano la Camera e i repubblicani hanno una maggioranza di 53 a 47 al Senato; dopo due anni di tentativi di far avanzare l’agenda di Trump, McConnell ora vede come proprio compito principale l’ostacolare Nancy Pelosi che nel discorso inaugurale si è detta pronta ad approvare leggi su tutta una serie di priorità liberal, comprese le restrizioni per le armi e le protezioni per i giovani immigrati illegali.