I fatti avvenuti nell’Asama-Sanso, il cosiddetto Asama-Sanso jiken, nei primi mesi del 1972, rappresentano uno degli eventi cardine attorno al quale gira, simbolicamente, un parte della storia recente dell’arcipelago giapponese. Nel febbraio del 1972, alcuni membri del gruppo rivoluzionario Rengō Sekigun si rifugiarono, dopo una serie di purghe interne, per circa dieci giorni in una casa di montagna nella prefettura di Nagano. Negli ultimi giorni, l’incidente si concluse il 28 febbraio, ci fu un vero e proprio assedio da parte della polizia che fu trasmesso in diretta per più di dieci ore, prima volta che sulla televisione giapponese si verificò qualcosa del genere. L’evento in sé e la sua spettacolarizzazione sono due facce della stessa medaglia, furono infatti queste alcune delle cause per cui l’opinione pubblica giapponese cominciò a diffidare e a temere i movimenti di protesta, che da quel momento in poi si parcelizzarono, in alcuni casi estremizzandosi e assumendo tratti violenti.
Kamen Rider Black Sun, una nuova serie supereroistica dedicata al celebre mutante creato da Shotaro Ishinomori nel 1971, reimmagina questi movimenti politici e sociali, con riferimenti più o meno diretti ai fatti dell’Asama-Sanso e alla figura della rivoluzionaria Shigenobu Fusako, e le loro ripercussioni sul presente dell’arcipelago. Prodotta dalla casa di produzione Toei, distribuita da Amazon per la regia di Kazuya Shiraishi, la serie si compone di dieci episodi ambientati in due timeline distinte, il 2022 e appunto il 1972. Si tratta di una serie cupa e violenta che spesso sconfina con il genere horror e che attraverso il conflitto tra umani e mutanti offre una feroce critica della situazione socio-politica attuale.
Nel 1972, il governo giapponese ha dichiarato legale la coesistenza tra umani e kaijin, i mutanti, ma nel 2022, la tensione fra questi due gruppi, anche perché alimentata da spinte di destra, è sul punto di scoppiare.

AOI è una ragazzina che chiede, attraverso un discorso alle Nazioni Unite, l’abolizione della discriminazione che di fatto ancora esiste verso i mutanti. Un giorno Aoi incontra Kotaro, un kaijin solitario, interpretato da Hidetoshi Nishijima (Drive My Car), nel cui passato è celato il segreto della creazione dei mutanti. Cinema politico e dichiaratamente schierato da una parte, del resto Shiraishi è stato per anni collaboratore di Koji Wakamatsu, Kamen Rider Black Sun è anche un lavoro che rappresenta un’ulteriore rielaborazione del genere tokusatsu (effetti speciali), la serie è infatti il rifacimento di Kamen Rider Black, popolare incarnazione del personaggio trasmessa in Giappone nel 1987. Ma il lavoro è anche una spietata satira della classe politica giapponese, qui simbolizzata da un primo ministro che ricalca la figura di Shinzo Abe e il rapporto con suo nonno, Nobusuke Kishi, criminale di guerra, ma graziato al termine del secondo conflitto mondiale.
Scegliendo di ambientare i fatti principalmente in due timeline, il 1972 e il 2022, con alcune puntate nel periodo post bellico e il 2002, la serie non solo delinea una possibile storia dell’attivismo e dei movimenti di protesta dell’arcipelago, gli anni Sessanta e Settanta (fino alla data cruciale del 1972) sono nell’immaginario giapponese ancora oggi, giustamente, ricordati come la stagione delle lotte politiche e sociali, ma cerca anche di mettere in mostra come il passato e i suoi fallimenti siano ancora fortemente legati con il presente ed il futuro, e lo fa in modo molto convincente, tanto che il finale funziona come una vera e propria dichiarazione d’intenti per le nuove generazioni, mutanti o esseri umani.

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