Il made in Germany per la marina militare russa un anno prima dell’invasione dell’Ucraina. Alla faccia delle sanzioni contro Mosca in vigore dal 2014 come delle rigide norme sull’export della tecnologia dual-use che ha consentito a Vladimir Putin di potenziare la flotta del Mar Nero. Emerge dall’inchiesta congiunta della rete di giornalismo investigativo Correctiv, del settimanale Welt am Sonntag e della radio lettone Latvijas Radio in grado di ricostruire il business sottotraccia fra Germania, Lituania e Cina.

Una vera e propria triangolazione per le commesse di una decina di aziende tedesche: dai misuratori del flusso del carburante fabbricati a Brema ai relè dei generatori diesel costruiti a Remscheid, fino ai cuscinetti a sfera in acciaio di Ingolstadt e al motore marino del colosso Deutz che secondo le bolle doganali è finito nella sala-macchine della nuova corvetta lanciamissili Grayworon.

Una fornitura inquietante: proprio dalla Grayworon (entrata in servizio il 30 gennaio 2021 nella base di Odessa con tanto di benedizione del pope locale) e dalle sue quattro unità gemelle sono stati lanciati gli attacchi contro la Crimea. La conferma dell’esportazione viene dal database di Importgenius che ha registrato i documenti doganali russi, da cui salta fuori il vero acquirente della tecnologia tedesca: la società Marine Propulsion System con sede a San Pietroburgo.

Impresa destinataria dei progetti di almeno dieci navi da guerra: oltre alla nuova corvetta compaiono le motovedette anti-sabotaggio della classe Grachonok e le lance costiere in dotazione ai servizi segreti, come precisano gli ordini dei cantieri navali russi.

I produttori tedeschi non hanno consegnato la merce direttamente in Russia ma all’azienda Marine Systems di Riga che poi la girava alla quasi omonima di San Pietroburgo. Entrambe figurano tra gli ex partner commerciali di Deutz, anche se il colosso di Colonia ha fatto sapere di avere rispettato tutte le norme sull’export.

Eppure, non è bastato a evitare che la tecnologia tedesca finisse per motorizzare le navi militari di Putin: Marine Propulsion System non ha comprato i propulsori per la flotta del Mar Nero dalla Lettonia bensì dalla Cina. Nel dettaglio si tratta dei motori modello Chd622 costruiti dalla cinese Henan, impresa statale della Difesa in cima alla black-list di Washington.

Ma i motori Henan sono sostanzialmente i Deutz: la società cinese ne ha legalmente posseduto le licenze dagli anni ‘80 fino al 2009, e infatti le schede tecniche dei propulsori sono sovrapponibili al punto che per le guarnizioni gli importatori russi alla dogana dichiarano: «fornitura per motori marini Deutz».

Tutto legale? Può darsi. Ma la concessione di licenze tedesche a imprese straniere rimane la via maestra per aggirare il blocco sulle esportazioni: «Così le nostre aziende cedono a tavolino il controllo sui loro prodotti» riassume Arnold Wallraff, ex capo dell’Ufficio federale che vigila sulla tecnologia dual use.