Più che una missione europea, come viene presentata, sarà una missione per le europee, intese come le elezioni che si terranno a giugno. Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen saranno domani in Egitto per mettere a punto con il presidente Abdel Fattah al-Sisi gli ultimi accordi utili per la firma di un Memorandum tra l’Unione europea e il paese nordafricano basato principalmente su due questioni: immigrazione ed energia. All’autocrate egiziano — lo stesso che da otto anni ostacola l’accertamento della verità sull’assassinio del ricercatore italiano Giulio Regeni – le due leader europee consegneranno un assegno da 7,4 miliardi di euro in cambio della promessa di fermare i barconi diretti verso l’Europa, e questo nonostante le proteste del parlamento europeo contrario a finanziare un Paese che «viola sistematicamente i diritti umani». «L’Ue si sta trasformando nella banca mondiale di dittature e regimi autoritari senza contropartite, controlli e clausole sui diritti umani» ha denunciato il relatore per l’Europarlamento per i rapporti con l’Egitto, Mounir Satouri (Verdi) ricordando anche l’analogo patto siglato a luglio dello scorso anno con la Tunisia del presidente Kais Saied, un altro autocrate che non si fa scrupolo di calpestare i diritti umani dei migranti.

Meloni e von der Leyen – che nel viaggio di domani saranno accompagnate dal premier belga Alexander de Croo e da quello greco Kyriacos Mitsotakis – continuano così la politica di esternalizzazione delle frontiere dell’Ue finanziando le economie dei Paesi del Nord Africa, sicure di un possibile ritorno in termini di consensi elettorali. Per questo oltre ai finanziamenti è prevista la consegna al Cairo di tre motovedette da utilizzare per la sorveglianza della frontiere marittime alla quale dovrebbe collaborare anche l’Agenzia Frontex.

Il nuovo Memorandum prevede investimenti anche in altre aree di cooperazione, come l’agenda verde, quella climatica e le energie rinnovabili. «L’Egitto può diventare non solo un fornitore affidabile di gas, ma anche una fonte affidabile di energia rinnovabile. Il potenziale dell’Egitto in termini di elettricità verde è difficile da eguagliare», spiegò a gennaio scorso, quando l’accordo cominciò a diventare concreto, il commissario Ue al vicinato Oliveér Varhelyi.

Per l’Ue, ma non solo, l’Egitto è un partner sempre più importante. E questo per svariati motivi. Nel paese si trovano 9 milioni di migranti e nonostante l’Agenzia europea per l’asilo certifichi come la maggior parte di quelli che sono riusciti a partire lo ha fatto dalla Libia, la cifra spaventa Bruxelles. A questi vanno poi aggiunti 457 mila rifugiati e richiedenti asilo (il 38% sono bambini) 213 mila dei quali provenienti dal Sudan, paese che ormai da un anno è dilaniato da una guerra civile. «I rifugiati e i richiedenti asilo in Egitto dipendono fortemente dall’assistenza umanitaria», denunciava a gennaio una rapporto della Commissione Ue. «Spesso risiedono in quartieri sovraffollati, dove la comunità ospitante lotta con condizioni di vita inferiori agli standard e alti tassi di disoccupazione».

Più in generale è la situazione alla frontiere del paese che preoccupa. Oltre al Sudan, infatti, l’Egitto confina con la Striscia di Gaza e con la Libia e i finanziamenti europei servirebbero anche ad aumentare i controlli lungo queste aree.

Ma a preoccupare è anche una crisi economica che spinge spesso gli stessi egiziani a tentare la fuga verso l’Europa. La stabilità dell’Egitto è quindi fondamentale per la comunità internazionale, tanto che all’inizio del mese il Fondo monetario internazionale ha aumentato da 3 a 8 miliardi dollari il prestito concesso al paese nordafricano, che in cambio ha accettato di varare una serie di riforme economiche.

Come per la Tunisia, anche per l’Egitto resta invece insoluta la questione dei diritti umani, alla quale l’Ue non sembra voler premere troppo, tanto da non averla neanche inserita nell’agenda che Meloni e von der Leyen discuteranno domani con al-Sisi. «La presidente e i tre primi ministri vanno al Cairo nel contesto delle discussioni su come rafforzare la nostra partnership. Ci sono meccanismi specifici in piedi per discutere di diritti umani nella regione, incluso l’Egitto», ha tagliato corto alla vigilia del viaggio un portavoce della Commissione.