Righe scritte con un normografo, per una pesante lettera che minaccia di morte la sindaca di Torino e la sua famiglia. Chiara Appendino ha pubblicato ieri, sulla sua pagina social, la missiva in cui si può leggere: «Bastarda cagna juventina. Tu e la tua setta di pazzoidi e falliti 5 Stelle avete ucciso Torino. Adesso devi morire. Sappiamo dove vivi tu e la tua famiglia. Dormi molto preoccupata» . La sindaca commentava nel post: «Ho appena sporto querela. Magari si tratta semplicemente di uno scherzo di cattivo gusto, ma una cosa è certa: continuerò a svolgere con serenità il ruolo per il quale sono stata eletta». Solidarietà alla sindaca è stata espressa da tutte le forze politiche, produttive e sindacali.

La lettera è stata spedita martedì, il giorno dopo la votazione, simbolica e nulla più, con cui il consiglio comunale chiede alla giunta che chieda al governo di sospendere i lavori del tunnel di base della Torino-Lione fino a quando non sarà pubblica la «valutazione costi-benefici». Una banale votazione che doveva dare un contentino al mondo dei movimenti abbandonati dall’M5S alleato con la Lega a Roma ha scatenato una reazione imprevedibile da parte del variegato mondo industriale, finanziario, politico e sindacale che sostiene la costruzione del tunnel. Come se il Comune di Torno avesse davvero voce in capitolo sulla vicenda. Sul voto, per altro, nemmeno la sindaca era d’accordo.

Che la reale portata del «dramma» torinese che perde la Torino- Lione sia lontano dai pensieri della cittadinanza si evinceva ieri mattina. Quando circa 300 persone manifestavano contro la giunta 5S e per la realizzazione della grande opera. La maggior parte dei quali appartenenti ai volontari di Torino 2006, circa un centinaio, arrabbiati dopo il ritiro della disponibilità della città ad ospitare l’edizione del 2026 delle Olimpiadi. Tra i manifestanti alcuni esponenti del Pd torinese, Augusta Montaruli e Maurizio Marrone di Fd’I, e il presidente dell’Amma, l’associazione che rappresenta oltre 600 aziende del settore metalmeccanico. In piazza tre bandiere dell’Ue e una del Piemonte. «Basta declino con l’Appendino», lo slogan più usato nel presidio, per altro funestato da una gelida pioggia e terminato dopo circa un’ora. Poco distante, tenuti sott’occhio dalle forze dell’ordine, quattro Notav muniti di volantini tentavano di fare proseliti tra coloro che abbandonavano la manifestazione.

Sabato prossimo si dovrebbe tenere la «nuova marcia dei quarantamila», anche se gli organizzatori puntano a quota centomila, a favore della Torino-Lione. Dal M5S torinese, giunge l’appello a stemperare gli animi attraverso la «creazione di una camera di compensazione del conflitto ove poter avere momenti di confronto duraturo e aperto».