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Metti Marx in crociera sulla nave dei folli milionari

Metti Marx in crociera sulla nave dei folli milionariHarris Dickinson e Charlby Dean Kriek in «Triangle of Sadness»

Cannes75 In concorso il nuovo lavoro del regista svedese «Triangle of Sadness». Diviso in tre capitoli, il film che vuole essere satira non riesce mai a decollare

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 22 maggio 2022

Vincitore di Un Certain Regard con il suo primo film, Forza maggiore (2014), e della Palma d’oro con il secondo, The Square (2017), il fenomeno Ruben Östlund arriva a Cannes nella nuvola di compiaciuta superiorità che emanano i suoi film e che ben incarna il concetto di cinema d’autore di prestigio portato avanti da questo festival. Lars von Trier venticinque anni fa. Ma è il sarcasmo, non il dolore lancinante di Trier, l’emozione dominante di Östlund e del suo Triangle of Sadness, titolo che evoca un film di Apichatpong e che invece si riferisce alle rughe che si formano con gli anni e le preoccupazioni tra le due sopracciglia. Più Ryan Murphy che Buñuel, più serie tv che cinema, Triangle è diviso in tre capitoli, uniti dalla presenza di due modelli/influencers, Carl e Yaya, belli e plasticosi che più di così non si può – stanno insieme in nome di quella che un tempo era «convenienza» e oggi si chiama social media.

ANCHE SE LUI, che ha leggermente passato il suo prime, è deciso a farla innamorare sul serio. Grazie al loro status da stelle del web, i due vincono una crociera gratuita su una nave dei folli popolata di tutti i peggiori cliché dell’oligarchia del denaro. Da una ciurma in cui le minoranze non possono avere rapporti con i passeggeri, e molto implausibilmente da un capitano marxista (Woody Harrelson) perennemente ubriaco che diffonde Il Capitale via intercom. Se il tutto sembra un po’ ovvio è perché lo è. Come è ovvio il tono eccessivo, stridente, che Östlund dà alla sua satira. Una premessa del genere non può che naufragare. Infatti la nave va a fondo e nel terzo capitolo si passa direttamente a Survivor.
La tenue traccia di simpatia che Östlund aveva manifestato nei confronti del curatore d’arte protagonista di The Square (probabilmente dovuta anche alla sfumata interpretazione di Claes Bang), qui è cancellata del tutto – Triangle è un film che disprezza i suoi personaggi e, sembra ogni tanto, anche il suo pubblico.

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