C’è un giudice ad Oslo, ci sono giudici a Bruxelles e poco importa a questo punto se a Dublino c’è chi si volta sempre da un’altra parte. Perché la notizia di queste ore è che Meta, cioè Zuckerberg, cioè FaceBook ed Instagram, non potranno più profilare i duecentocinquanta milioni di utenti europei. Meta non potrà più raccogliere – e vendere – i loro dati per pubblicità “personalizzate”, non potrà indagare sui loro gusti e tendenze personali. In due settimane dovrà rivedere, almeno in Europa, il suo modello aziendale che, come ormai sanno tutti, è basato quasi esclusivamente sul “marketing comportamentale”.

Si è arrivati a questo punto al termine di una breve storia, che parte appunto da Oslo, in Norvegia. Pochi mesi fa, l’autorità per la protezione dei dati del paese scandinavo, dopo una dettagliata indagine, ha accertato che sia Facebook che Instagram violano tutte le norme e leggi europee a difesa della privacy. E ha emesso un’ordinanza che obbliga Zuckerberg ed il suo gruppo a smettere le pratiche di profilazione.

Un provvedimento che ovviamente ha poco impatto, se realizzato in un solo paese della comunità. Così la decisione e le valutazioni del comitato norvegese sono passate al vaglio dell’Edpb – The European Data Protection Board -, l’organismo europeo che ha potere su tutto ciò che riguarda privacy e dati nel vecchio continente.

La decisione è arrivata in questi giorni e resa nota in queste ore. Ed è un provvedimento “urgente e vincolante”, col quale l’Edpb ha deciso che sì, Meta da anni usa “trattamenti illeciti” – per usare le parole del suo presidente, Anu Talus – che vanno sospesi. Subito. Entro quindici giorni.

L’attuazione di tutto ciò spetterà all’autorità per la protezione dei dati irlandese, dove ha la sede ufficiale la sezione europea del gruppo di Zuckerberg. Paese che – va ricordato – ha concesso uno speciale trattamento fiscale a Meta.

E questo spiega anche quell’aggettivo – vincolante – contenuto nella sentenza. Perché l’ufficio a difesa della privacy di Dublino spesso è stato definito come un porto delle nebbie. Dove denunce, reclami, proteste non sono mai riuscite ad ottenere risultati. Ora l’Irish Dpc ha invece l’obbligo di dare seguito alle decisioni di Bruxelles. E l’idea – trapelata da fonti danesi – secondo la quale Meta potrebbe varare in fretta e furia una modifica del suo regolamento per la quale chiederebbe agli utenti il consenso per utilizzare i dati e per chi rifiuta ci sarebbero solo servizi a pagamento; quest’idea, si diceva, non basterà ad evitare la sentenza. “Sarebbe una pratica illegale”, hanno già spiegato a Bruxelles.