«Vedo un futuro brillante grazie a questa gioventù e alla sua intelligenza. In Iran c’è una società ultramoderna, calata nel ventunesimo secolo, e un governo indegno del paese con una mentalità medievale. La società si è evoluta e scende in strada, il muro di paura è caduto e non si torna più indietro». Sono le parole ottimiste e di speranza pronunciate da Marjane Satrapi, illustratrice, fumettista e regista iraniana, dopo la lectio magistralis The Freedom of mind tenuta pochi giorni fa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Bologna, al termine del quale ha ricevuto dal Rettore Giovanni Molari il Sigillum Magnum di Ateneo, massima onorificenza accademica. Con l’invito a Satrapi, autrice della graphic novel Persepolis che l’ha resa nota in tutto il mondo, l’Alma Mater si è schierata affianco agli iraniani che stanno lottando per i loro diritti.

L’ATENEO bolognese è stato toccato direttamente da questa ondata di violenta repressione in Iran con la morte dello studente Mehdi Zare Ashkzari dopo le torture subite in carcere. Bologna è il primo ateneo italiano per numero di studenti internazionali e la comunità iraniana rappresenta la più ampia con circa mille iscritti. Solo quest’anno sono più di 260 i nuovi immatricolati, la maggior parte donne.

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Iran, narrare il passato, alchimia per l’identità del presente«Noi avevamo il terrore, non osavamo neanche parlare. Questa generazione, formata da tutte le classi sociali e di tutte le parti del paese, sa di non avere nulla da perdere, rischia di essere uccisa in ogni caso, come Mahsa Amini, in più ha un’idea nuova di cultura democratica. La rivoluzione è partita dalle donne, ma gli uomini sono arrivati subito dopo, dietro di noi, affianco a noi. È la prima rivoluzione femminista fatta insieme. È un cambiamento radicale che rende la situazione diversa da quella che descrivevo io. Oggi più dell’80% degli iraniani sono alfabetizzati (il 60% sono ragazze), durante la Rivoluzione del ’79 lo erano solo il 40%, inoltre la rivoluzione informatica rende possibile a questa gioventù essere in contatto con i coetanei di tutto il mondo. Mi confronto con loro e vedo quanto siano moderni e non sessisti. Questa generazione a differenza della mia non ha vissuto il trauma della guerra e dell’esilio», ci ha detto ancora Satrapi che da più di trent’anni vive in Europa, prima a Vienna poi dal ’94 a Parigi.

«LA DEMOCRAZIA è una cultura e la cultura è un processo che richiede tempo. Nelle prigioni politiche iraniane è rinchiusa una élite intellettuale tale da avere persone sufficienti per formare venticinque governi, la sola cosa che possiamo fare in quanto diaspora è essere la loro voce e diffonderla, andare a manifestare. Al parlamento europeo alcuni tagliano i capelli in segno di solidarietà e sostegno, me ne frego, quello che voglio è che taglino i legami con la Repubblica islamica, è questo che bisogna fare. È uno tsunami, un’onda che va su e giù, parte e non si ferma, non ci sono dubbi che avrà successo. Il regime è un corpo morto che la gente sta spingendo via per fare spazio e pulizia, togliere il cattivo odore e costruire qualcosa di nuovo. Quel giorno arriverà, ne sono sicura. Naturalmente il mio sogno è tornare nel mio paese, ma abbiamo fatto una scelta, quella di partire, più della metà della mia vita l’ho vissuta fuori dall’Iran. Posso dare una mano per far cambiare le cose, ma noi della diaspora dobbiamo avere l’umiltà di dire che abbiamo scelto di andarcene, l’Iran appartiene agli iraniani che ci vivono, possiamo seguirli e aiutarli, ma non scegliere al posto loro». E ha aggiunto: «Sto ancora pensando di documentare questa rivoluzione, ho bisogno di tempo per riflettere, trovo le cose fatte nell’immediato un po’ opportuniste. Prima di raccontare qualcosa bisogna avere il tempo di analizzare, e l’emozione e l’analisi non vanno di pari passo».

NELLA SUA lunga e affollata lezione a braccio Satrapi ha ripercorso alcune tappe della storia dell’Iran: «Non c’è un altro Stato che abbia fatto più rivoluzioni nell’arco del XXI secolo e tutto il mondo è rimasto muto credendo che gli iraniani meritassero il governo che avevano. In democrazia si ha il diritto di scegliere, ma la gente non merita sempre questi personaggi. Gli italiani meritavano Berlusconi? Meritate Salvini? No. Se gli iraniani potessero scegliere non ci sarebbe una dittatura». Satrapi ha esortato i giovani, «pensate da soli, spesso le idee della maggioranza possono essere mediocri e stupide, spesso le minoranze sono dalla parte giusta».

Marjane Satrapi
È la prima rivoluzione femminista fatta insieme agli uomini. È un cambiamento radicale che rende la situazione diversa da quella che descrivevo ioA proposito del velo, ancora una volta l’oggetto scatenante della nuova ondata di proteste, ha detto: «Sono contro perché odio dovermi coprire il capo. Quando è diventato obbligatorio, dopo il ’79, ero bambina ed ero a manifestare con mia madre e mio padre, uno dei pochi uomini a farlo. In quegli anni neanche la sinistra all’opposizione ha supportato le donne sostenendo che fosse una battaglia fra classi sociali e non un suo problema, dimenticando che i diritti delle donne sono diritti civili», ma ha anche aggiunto «ci sono diritti umani che vanno oltre a quello in cui credo io, quando in Francia hanno bandito il velo sono stata contro il divieto. O siamo tutti liberi insieme o non lo siamo, la libertà di uno non può fermare quella di un altro». Ha ricordato anche come proprio il velo abbia dato la possibilità ad una parte della popolazione di portare avanti gli studi, «è l’altro lato della medaglia, molti uomini non avrebbero mai permesso di far studiare le proprie figlie nelle università considerate luoghi di perdizione». E ha concluso, «mi fido dell’intelligenza e della maturità della nostra gente che sta dimostrando cosa sia il coraggio. Non hanno paura di uscire con il rischio di essere arrestati o uccisi».