Un duplice arresto, ieri, a 48 ore dal primo anniversario dell’omicidio di Marielle Franco e del suo collaboratore Anderson Gomes, riporta in primo piano le indagini che le autorità brasiliane stanno bene o male conducendo, anche alla luce della pressione internazionale che ha generato il caso della giovane consigliera comunale del Partito socialismo e libertà, nota per il suo attivismo al fianco degli ultimi e contro ogni discriminazione di razza, genere, classe, brutalmente eliminata dopo che aveva appena partecipato a un incontro anti-violenza di donne afrobrasiliane.

All’alba di ieri sono stati arrestati due ex agenti della Polizia militare, sospettati di essere gli esecutori materiali dell’agguato: Élcio Vieira de Queiroz, 46 anni, sorridente al fianco di Jair Bolsonaro in una foto esibita sulla sua pagina facebook, sarebbe stato alla guida della Cobalt nera che la sera del 14 marzo 2018 affiancò l’auto su cui viaggiava Marielle; Ronnie Lessa, 48 anni, sarebbe invece l’uomo che ha sparato. E un qualche legame con Bolsonaro può vantarlo anche lui, se è vero che l’abitazione da cui è stato prelevato, nell’esclusivo quartiere Barra da Tijuca, si trova nello stesso condominio in cui abitava il presidente prima di prendere la residenza al Planalto.

Il sergente Lessa era stato congedato dopo che in un attentato esplosivo legato a una guerra tra bande criminali aveva perso una gamba. Il suo presunto autista invece era stato espulso dalla Polizia militare nel 2011, dopo che un’inchiesta federale lo aveva riconosciuto colpevole di legami organici con il narcotraffico e le milizie paramilitari.

Secondo gli inquirenti i due avrebbero meticolosamente preparato l’agguato nell’arco di almeno tre mesi, monitorando tutti gli spostamenti di Marielle. Nel corso dell’operazione condotta dalla squadra omicidi della Polícia Civil di Rio a sono stati sequestrati documenti, computer e armi.

«È un passo avanti importante» ha detto la compagna di Marielle, Monica Benício, a Brasil de Fato. Ma resta il fatto che «c’è voluto un anno per avere una prima risposta». E non è possibile dimenticare, aggiunge l’architetta che è stata al fianco dell’attivista per 14 anni, che manca «la risposta più importante: chi è il mandante e qual è stato il movente. Speriamo di non dover aspettare un altro anno per questo».

Marielle Franco aveva denunciato dei casi di speculazioni edilizie e soprattutto aveva preso una posizione netta contro la progressiva militarizzazione delle favelas decisa a quel tempo dal governo di Michel Temer. Solo il giorno prima c’era stata l’ennesima, giovanissima vittima.

Dopo che la sua figura è stata ricordata diffusamente nelle sfilate del Carnevale e nelle manifestazioni dell’8 marzo, la giornata di domani, a un anno dalla morte, verrà segnata da mobilitazioni in tutti gli stati brasiliani.